Come abbiamo già scritto, il referendum sull’abolizione dell’autonomia differenziata s’incunea nel cammino del governo, creando il presupposto di una trappola da non sottovalutare. A pensare male si pensa sempre bene, però: non escluderemmo che Giorgia Meloni lasci fare perché un possibile “no” alla riforma dalle urne sarebbe uno smacco per la Lega, prima firmataria con il ministro Calderoli; in un certo senso, sia alleata, sia antagonista nell’esecutivo.
La proposta del quesito refendario comunque viaggia a velocità da Frecciarossa. Sono state contate centomila adesioni online in 36 ore. «Nessuno ci avrebbe scommesso, all’avvio della piattaforma», gongola Massimo Villone, presidente del coordinamento per la democrazia costituzionale, uno dei promotori.
«Siamo felici», si frega le mani la leader del Pd Elly Schlein. «Poi lavoreremo per convincere le persone per andare a votare per bloccare questo disegno scellerato che aumenta le diseguaglianze».
Dal Movimento 5Stelle all’Alleanza Verdi Sinistra, l’opposizione brinda al risultato. Grazie anche alla mobilitazione di un cartello di associazioni guidato soprattutto dalla Cgil.
La segretaria pugliese, Gigia Bucci, sostiene sia un «risultato straordinario che dimostra quanto sia difficile e anche pericoloso pensare di fare le riforme sulla testa dei cittadini. Che c’è ancora una speranza di cambiamento possibile».
«L’Italia non si spacca»
Per Angelo Bonelli, dei Verdi, il successo è utile «per difendere l’unità del paese, la sanità pubblica, l’ambiente e la scuola». Per i 5 Stelle «è un segnale fortissimo e un avviso chiaro a Meloni e Calderoli: l’italia non si spacca».
L’affluenza ai banchetti è stata altissima a Cosenza, a Taranto, a Bari, a Napoli, ma anche a Brescia e a Roma, in piazza Vittorio, dove un cittadino spiega: «Quando ti si avvicinano e ti dicono che se c’è da abrogare una legge di Calderoli firmo anche occhi chiusi, allora capisci che ne vale la pena, nonostante il caldo e il disimpegno di alcuni».
«Grande mobilitazione popolare»
Il piddino Domenico De Santis applaude alla «grande mobilitazione popolare. Nelle piazze, sulle spiagge, negli ipermercati, davanti alle fabbriche, nei circoli, sul web». Villone auspica che non ci si limiti al voto online: «Far firmare i moduli serve a spiegare quel che rischia di accadere con questa riforma».
Villone non è convinto del secondo dei due quesiti presentati dalle Regioni, che abroga solo parzialmente la riforma. «In questo caso chi firma si allinea al primo quesito, che propone l’abrogazione totale».