Dal 7 ottobre 2023, giorno dell’attacco terroristico di Hamas a Israele, quante volte abbiamo sentito ipotizzare un cessate il fuoco e quante volte letto di presunte trattative tra le parti in guerra? Il copione si ripete dopo lo sterminio di 12 bambini e adolescenti drusi in un campo di calcio a Mjdal Shams, sul Golan.
Israele organizza la sua vendetta: quando e quanto sarà dispiegato lo medita il Gabinetto di sicurezza politico convocato al complesso della difesa a Tel Aviv dal premier Benyamin Netanyahu, che apre al controllo estero del passaggio sud-nord Gaza.
Da noi il buon ministro per la Difesa Guido Crosetto, in pena per gli italiani in Libano, dice: «L’Onu cambi, serve una fascia senza armi». Usa e Europa blaterano come un disco rotto l’urgenza di evitare un’escalation del conflitto, senza riconoscere che la spirale di violenza si è già trasformata in un tornado.
Lo certificano i dati del ministero della Sanità della Striscia di Gaza, gestito da Hamas: in quasi 10 mesi di conflitto le vittime sono salite a 39.363. Una cifra che comprende 39 persone morte nelle ultime 24 ore e un totale di 90.923 feriti dal 7 ottobre.
La situazione è così incandescente da indurre Lufthansa ad annuncuare la sospensione dei voli per Beirut. I voli delle compagnie aeree del gruppo tedesco – Lufthansa, Eurowings e Swiss – verso la capitale libanese sono stati «cancellati fino al 5 agosto compreso a causa degli attuali sviluppi in Medio Oriente».
Gli Stati Uniti e i soliti proclami
L’amministrazione Biden sostiene di stare «lavorando ogni singolo giorno» per un cessate il fuoco a Gaza. Lo ha detto il segretario di Stato americano Antony Blinken in conferenza stampa congiunta a Tokio con i ministri degli Esteri di Giappone, India e Australia. Blinken ha aggiunto che nell’incontro dei paesi Quad (Australia, Giappone, India e Stati Uniti) ha discusso una serie di priorità di sicurezza regionali e globali, tra cui la «guerra di aggressione in corso della Russia in Ucraina e naturalmente il conflitto in Medio Oriente, la guerra a Gaza».
Da parte sua, Guido Crosetto è convinto di essere preparato a tutto: «Sto seguendo e monitorando la situazione nel sud del Libano, in continuo contatto con il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Amm. Cavo Dragone, il Comandante operativo interforze, Gen. Figliuolo ed il Direttore dell’Aise, Gen. Caravelli. Esprimo profonda preoccupazione per le recenti e sempre più gravi tensioni in Libano, tra Israele ed Hezbollah. Tensioni salite pericolosamente di intensità dopo il barbaro attentato di ieri, a Majdal Shams, che ha colpito, ucciso e ferito ragazzi inermi su un campetto di calcio.
Netanyahu come Hitler
A gamba tesa, con parole che pesano come pietre, interviene il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan: «Netanyahu finirà come Hitler. Chi vuole sterminare i palestinesi farà la stessa fine di chi ha cercato di sterminare gli ebrei». Ankara è sconcertata dalla dichiarazione del ministro degli Esteri israeliano Israel Katz, dopo che il presidente turco Recep Tayyip Erdogan aveva parlato di un possibile intervento turco a favore dei palestinesi. Katz ha replicato con una terribile minaccia, quella di fare «la stessa fine di Saddam Hussein».
Il comunicato di Erdogan rivolto al premier israeliano Benjamin Netanyahu, se possibile, alza la posta in gioco: «Come la fine del genocida Hitler, così sarà la fine del genocida Netanyahu. Chi cerca di cancellare dalla terra i palestinesi la pagherà cara. L’umanità sta con i palestinesi».