Giorgia Meloni è sulla via del ritorno dalla Cina, che non ha più niente a che fare con la Via della Seta. In conferenza stampa, disegna un bilancio della sua missione a Pechino: i punti sono parecchi, dalle auto elettriche alle tradizioni culinarie.
«Sono soddisfatta», sorride Giorgia. «ho avuto interlocuzioni ai massimi livelli, si apre una nuova fase dei rapporti con la Cina. Un approccio alternativo alla Via della Seta». Il piano triennale 2024-2027 sui nuovi rapporti con la Cina lo considera un risultato importante.
Giuseppe Conte, che nel 2019 da premier aveva firmato il patto economico, politico e commerciale con i vertici del Partito comunista, l’ha accusata dall’Italia di aver fatto «le solite giravolte».
Meloni lo rintuzza: «Capisco che Conte sia in difficoltà. Aveva promesso di riequilibrare la bilancia commerciale, invece nel 2022 la differenza a svantaggio dell’Italia era di 41 miliardi, quindi non ha funzionato. L’obiettivo è rafforzare la cooperazione nell’ottica di un riequilibrio della bilancia commerciale».
Le si fa notare che negli ultimi anni il disavanzo è cresciuto e che gli investimenti italiani in Cina sono tre volte quelli cinesi in Italia. «È urgente rimuovere gli ostacoli per l’accesso al mercato e la parità di trattamento delle nostre aziende. Con Xi non siamo entrati nel merito delle intese, ci siamo limitati a definire accordi di cornice. Certo l’auto elettrica è nel memorandum sulle intese industriali, ci lavoreranno i ministri competenti».
«Interlocutore indispensabile»
Sui rapporti tra Cina e Russia, Giorgia ha riconosciuto il ruolo di Pechino come «interlocutore indispensabile per ogni possibile trattativa di pace volta a stigmatizzare l’aggressione russa, attacco frontale alla convivenza dei popoli, che può convenire a Putin e a nessun altro».
«Noi siamo stati abbastanza chiari nel porre la questione. Io penso che la Cina non abbia nessuna convenienza a sostenere la capacità industriale russa. Anche se non interviene direttamente, è evidente che questo crea una frizione e lo abbiamo ribadito. Il presidente Xi diceva ieri che la Cina lavora sempre per la convivenza pacifica tra i popoli, ecco, mi piacerebbe che si facessero dei passi in questo senso».
«Israele non cada in trappola»
Giorgia Meloni affronta anche la situazione in Libano e il timore di una «escalation regionale, invitando Israele a «a non cadere in trappola». I rapporti con Ursula von der Leyen «non sono peggiorati, non ci saranno ripercussioni negative». La lettera alla presidente della Commissione europea sulla Rai era indirizzata non a lei ma ad alcuni «stakeholders come il Domani, la Repubblica e il Fatto quotidiano, che hanno strumentalizzato il documento Ue sulla libertà di stampa». Qui, scivola su una piccola marcia indietro.
TeleMeloni? «Non mi interessa, io non la voglio». Sulla cucina cinese e le due cene con il primo Ministro e il presidente, parla di un «salmone buonissimo» assaggiato a Pechino, ma si mostra perplessa sugli «spaghetti, quelli in brodo»…