Grida, pugni e lacrime di chi non si arrende al distacco raccontano un funerale commovente
Questo è il giusto modo per Scampia di salutare le proprie vittime, Roberto, Margherita e Patrizia, ingoiati una settimana fa dal crollo del ballatoio della Vela Celeste.
E oggi noi non vorremmo far polemica ma rimanere in silenzio di fronte ad un evento così drammatico. Ma purtroppo lo sguardo non può far altro che cadere sulla piazza e soprattutto sui suoi vuoti.
Sono tantissime, anzi troppe, le sedie rimaste vuote in uno spazio allestito per ospitare circa duemila persone a sedere e che ne vede in tutto poche centinaia, considerando anche quelle in piedi ai lati della piazza, tutte a caccia di squarci d’ombra.
E va bene che era un giorno feriale e la gente deve lavorare, va bene che fa caldo, il sole picchia. Ma i grandi cantanti, quelli che addirittura ci hanno “dedicato un concerto”, dov’erano?
“Solo colpa del caldo” è una buona giustificazione, ma non per i cantanti milionari
“Solo colpa del caldo – spiegheranno dal Comitato Vele di Scampia – per far sentire la nostra voce c’è la manifestazione in programma domani”. Sulla stessa linea gli sfollati che hanno trovato riparo nei locali della vicina università: “Siamo andati in buon numero anche se non tutti – racconta una donna – forse un 50%. Sia perché qualcuno doveva rimanere qua al presidio, sia perché il caldo ha scoraggiato mamme e bambini. E poi è un giorno feriale, c’è chi è andato a lavorare. Tutto qua”.
E queste giustificazioni, da una parte, possono anche reggere. Reggono però per le persone comuni, lavoratori qualunque, gente che non arriva a fine mese, donne, bambini e anziani che non riescono a stare a lungo sotto al sole. Ma non reggono per tutti quegli artisti milionari che si sono spacciati per altruisti e devoti che si sono prestati ad un grandissimo concerto a Scampia, per “riportare il rap a Napoli, posto in cui ha trovato le sue massime espressioni”. Ma se ci tenevate così tante a questa terra, a queste vittime, a questa povera gente, come minimo vi avremmo dovuto immortalare in prima fila. E invece non se n’è presentato nemmeno uno. Quindi non veniteci a raccontare il dispiacere e l’orgoglio che avete provato a cantare sul quel palco, alle orecchie di quelle persone. Perché il cachet ve lo siete tenuto tutto. Perché Red Bull, organizzatore dell’evento, non ha fatto nemmeno un euro di beneficenza. E perché oggi, in un momento di solidarietà e disperazione, voi non eravate lì, ad abbracciare le famiglie a cui nessuna canzone potrà restituire i propri cari.
Il sindaco di Napoli promette
Il primo ad arrivare per la cerimonia anticipata alle 9, causa le alte temperature, è il sindaco di Napoli. “A fianco al cordoglio – dice, poco prima di partire per Roma per un incontro col ministro Musumeci – c’è l’impegno rinnovato di risolvere definitivamente un problema che è qui da più di 40 anni e dare una prospettiva certa alle famiglie che vivono oggi nelle Vele che debbono avere una soluzione abitativa dignitosa”. Sul tavolo la possibilità di rientrare nelle Vele: “E’ chiaro – precisa – che dobbiamo pensare ad una prospettiva che sia di medio periodo. Abbiamo stanziato fine a fine anno un milione, se serve ci sarà uno stanziamento successivo. E’ possibile che alcune famiglie non abbiano più la possibilità di rientrare”.
Nella sua omelia il vescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia, esordisce evocando “l’odore della morte e della paura che pervade le vie di Scampia”. Per poi proseguire: “Gli abitanti di Scampia che per già molto tempo hanno subito etichette mediatiche frettolose e generalizzanti, oggi si ritrovano qui per piangere le vittime di un crollo che va ben oltre le macerie di cemento e ferro, assurgendo a simbolo di un crollo sociale che deve essere arginato, evitato, non solo qui ma in tutte le periferie della nostra città”. Finita la cerimonia, palloncini bianchi e azzurri volano verso il cielo e un applauso saluta la partenza delle salme. Il quartiere volta pagina e attende novità dall’inchiesta che registra l’acquisizione di nuovi atti amministrativi e politici risalenti ad alcuni anni fa. Perché prima di voltare definitivamente capitolo, Scampia dovrà fare ancora i conti col suo passato, e nessun concerto, composto da cantanti a cui in realtà non frega nulla, potrà mai davvero cambiare le cose.