Erdogan, tornato da Teheran dove aveva preso parte alla cerimonia di entrata in carica del nuovo presidente iraniano, ha telefonato al Papa e a Biden per accusare Israele di aver assassinato il leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh.
Non contento di aver tirato le orecchie all’Occidente per l’appoggio a Israele, si è imbattuto in un’altra scelta molto democratica, quella di ostacolare la libertà di espressione dei propri cittadini. La Turchia, infatti, ha bloccato l’accesso a Instagram e a renderlo noto è l’Autorità turca per le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Btk).
L’Autorità non ha spiegato i motivi della decisione, presa, però, dopo che un alto funzionario del governo turco ha accusato la piattaforma americana di censura. Ovviamente non hanno neanche detto quanto durerà questo blocco.
In un post su X del 31 luglio dedicato alla morte e di Ismail Haniyeh, Fahrettin Altun, responsabile delle comunicazioni della presidenza del governo di Erdogan ha scritto: “Condanno fermamente anche la piattaforma di social media Instagram, che impedisce alle persone di pubblicare condoglianze per il martirio di Haniye senza fornire alcuna motivazione. Questo è un tentativo di censura molto chiaro ed evidente. Continueremo a difendere la libertà di espressione contro queste piattaforme, che hanno ripetutamente dimostrato di essere al servizio del sistema globale di sfruttamento e ingiustizia. Saremo al fianco dei nostri fratelli palestinesi in ogni occasione e su ogni piattaforma”. Due giorni dopo, il blocco. Si vede che da loro funziona così, gridano alla censura per poi mettere in atto lo stesso meccanismo.