E così ci tocca pure mandare giù il rospo del padre di Ilaria Salis lanciato in una fulgida carriera da opinionista. Il signor Roberto interviene deciso sul caso Imane Khedif e con un doppio salto mortale incolpa Angela Carini di vittimismo.
Improvvisandosi anche esperto di boxe, sport dalla tradizione millenaria che dovrebbe essere appannaggio di veri esperti, perché si fonda su regole ferree per distinguere tra corretto combattimento e violenza cieca, il signor Salis posta su X una foto della boxeur irlandese Kellie Harrington.
Si espone mediaticamente per ribattere alla leghista Susanna Ceccardi, caduta come Ignazio La Russa e Matteo Salvini – e anche noi di Dillinger, lo ammettiamo – nel tranello di definire Khalef una trans.
“È straordinario ma non sorprendente”, pontifica Roberto Salis, “come lei dell’intera vicenda non sia riuscita a capire nulla. A proposito, questa è la pugile irlandese che, senza frignare, l’ha battuta alle scorse olimpiadi”.
In realtà, su questa vicenda ci si interroga molto e nemmeno i massimi esperti di genetica finora se la sono sentita di dare un giudizio sulla natura di Imane Khelif. Ma in Italia si vive di slogan e si frigna continuamente, costringendo gli adulti, come ha fatto la piccola Ilaria Salis, ad accontentarla pur di salvare le proprie orecchie dalle strilla.
La fringuelletta vien dalla montagna
Infatti, Ilaria Salis, accusata ci pare di aver preso a martellate delle persone, ritenendolo un proprio diritto di militante contro il neonazismo, oggi non solo è libera come un fringuello, ma è persino europarlamentare.
Posta video mentre è in montagna, per “rigenerarsi” spiega, si scusa di non poter rispondere a tutti, novella Heidi tra caprette e monti che sorridono.
Morale della favola
Angela Carini ha smentito sia di voler abbandonare la boxe sia, tramite la Federpugilato, di voler accettare dall’Iba un sostanzioso premio come se avesse vinto l’oro, sebbene abbia gettato la spugna dopo 46 secondi di match contro Imane Khefil.
I genitori della boxeur algerina assicurano che sia donna dalla nascita, i genetisti e i medici continuano ad avere dubbi, non che sia trans, ma sul significato essenziale del concetto di “intersex”, zona grigia tra identità maschile e femminile troppo complessa e seria per essere imbrigliata in dei parametri di ammissione a una categoria o a un’altra, in una disciplina sportiva. Si elencano gli incontri di Imane, le vittorie e le sconfitte contro donne, per dimostrare la sua legittimità a combattere nei pesi welter femminili. Vince per sfortuna la schematizzazione e non la seria riflessione.