Il Venezuela è una polveriera vicina a una fabbrica di fiammiferi. La terza elezione di Nicolas Maduro ha gettato il Paese nel caos e per le strade di Caracas le proteste non accennano a diminuire. Il governo italiano attiva la propria diplomazia: “L’Italia chiede alle Autorità venezuelane di rispettare i diritti di tutti i cittadini e di procedere alla liberazione di tutti gli oppositori politici, condannando fermamente qualsiasi minaccia o privazione delle libertà civili”. Nel frattempo, la Corte Suprema sta esaminando le accuse di brogli alle urne e si dovrà pronunciare sulla validità del responso.
Da oltre un giorno non si ha più alcuna notizia degli oppositori italo-venezuelani Williams Davila e Americo de Grazia, il primo deputato dell’Assemblea nazionale venezuelana per il partito Azione e membro dell’istituto liberale internazionale Milton Friedman e il secondo, venezuelano naturalizzato italiano, ex deputato e simbolo dell’opposizione a Maduro.
Il deputato di FdI eletto all’estero, Andrea Di Giuseppe, ritiene che sarebbero “almeno un centinaio gli italo-venezuelani, legati al partito di opposizione di Maduro o semplici dissidenti finiti in manette”. Spunta persino fuori un “desaparecido” della politica nostrana, Pier Ferdinando Casini, oggi senatore: “Chiedo alle Autorità venezuelane notizie immediate sulla sorte di Américo De Grazia che ha il doppio passaporto venezuelano e italiano e che ebbi modo già di accompagnare in Italia dopo la sua liberazione dall’ambasciata d’Italia a Caracas nel novembre del 2019”.
Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani fa pressioni per “la liberazione dei dissidenti politici detenuti. Continuiamo a seguire gli sviluppi attraverso la Task Force che ho attivato presso il ministero degli Esteri. Lavoriamo in coordinamento con i partner, affinché il Venezuela possa finalmente tornare ad essere un Paese libero”.
Il direttore dell’istituto liberale internazionale Milton Friedman, Alessandro Bertoldi, ha denunciato la sparizione di Williams Davila, “sequestrato a Caracas da degli individui armati e portato in una località sconosciuta con delle auto prive di targa dopo aver rilasciato un’intervista all’agenzia italiana Adnkronos in cui si è appellato al Governo italiano, chiedendo il supporto dell’Italia nel sostenere la richiesta di trasparenza nel processo elettorale in Venezuela”.
Basta violenze e persecuzioni
Edmundo Gonzalez Urrutia, che ha sfidato Maduro al posto della frontrunner ufficiale dell’opposizione Maria Corina Machado, invita il capo dello Stato “a porre fine alla violenza e alla persecuzione. Signor Nicolas Maduro, le chiedo a nome di tutti i venezuelani di porre fine alla violenza e alla persecuzione e di rilasciare immediatamente tutti i connazionali detenuti arbitrariamente. Il leader della Piattaforma Unita Democratica (Pud) rivendica la vittoria alle elezioni del 28 luglio con un 70% delle preferenze, in base ad un conteggio indipendente. La repressione delle proteste dopo la proclamazione della vittoria di Maduro, pur in assenza dei verbali ufficiali degli scrutini, ha provocato 24 morti e oltre 2.200 arresti tra le fila dell’opposizione.
L’osservatorio internazionale si concentra sulla Corte suprema del Venezuela (Tribunal superior de Justicia), che ha iniziato a esaminare i documenti presentati dai candidati alle elezioni per prendere una decisione validità della vittoria di Maduro, proclamata dal Consiglio nazionale elettorale (Cne) pur in assenza dei verbali ufficiali degli scrutini.
L’esame della Corte Suprema
“I magistrati di questo Tribunale si dedicano alla perizia di tutto il materiale registrato – fisicamente e digitalmente – e all’inchiesta sul massiccio attacco informatico di cui è stato oggetto il Cne”, ha spiegato in una conferenza stampa la presidente della Corte, Caryslia Rodríguez. “La sentenza sarà definitiva e avrà carattere di res judicata di adempimento obbligatorio” ha aggiunto Rodriguez.
Inoltre, la presidente del Tribunal superior de Justicia ha ricordato nel corso di un’udienza che le sue decisioni sono “senza appello”. La Corte suprema di giustizia “continua la perizia iniziata il 5 agosto 2024 per produrre una sentenza definitiva (…), le sue decisioni sono definitive e vincolanti” ha aggiunto la presidente, interpellata da Maduro. Ma si teme che la Corte suprema di giustizia, asservita al potere, non possa emettere un verdetto libero e trasparente.