Il legale della medaglia d’oro algerina si rivolge ai tribunali contro il “cyberbullismo”: “Possibile fronte giudiziario anche in Italia”
Imane Khelif si ribella e denuncia i “cyberbulli”. Sembrava non le importasse nulla dell’opinione pubblica, ma nessuno è immune: la scelta di aprire un fronte giudiziario su chi ha scatenato una campagna di odio contro la pugile algerina infatti era stata già presa da giorni nel suo staff ma è stata annunciata una volta superata la finale di venerdì.
“Dopo aver appena vinto una medaglia d’oro ai Giochi Olimpici di Parigi 2024, la pugile Imane Khelif ha deciso di intraprendere una nuova battaglia: per la giustizia, la dignità e l’onore”, annuncia il suo avvocato Nabil Boudi. “Abbiamo assistito alla più grande campagna mondiale di cyberbullismo scatenata contro una singola persona”, nota Boudi parlando con Repubblica.
Ma se da una parte c’è la dignità di una singola persona, dall’altra c’è un’intera parata sportiva che resta immobile per paura di una bufera mediatica. Bufera che è arrivata lo stesso. La denuncia per cybermolestie, aggravate dall’incitamento all’odio online, è ora al vaglio della procura di Parigi. La stessa procura che ha già in carico le altre denunce per cyberbullismo e minacce di morte contro gli organizzatori della cerimonia di inaugurazione sulla Senna per i Giochi. Nel caso di Khelif però c’è stato un vero e proprio “linciaggio digitale” ad personam, precisa Boudi.
“Le ingiuste aggressioni subite dalla campionessa di pugilato rimarranno la più grande macchia su questi Giochi Parigi”, commenta l’avvocato. E da una parte ha ragione, si sono accaniti, ma questo è l’unico modo per far sì che qualcosa cambi nel regolamento.
Il match contro Angela Carini: dove tutto è cominciato
Tutto è cominciato il 1 agosto con il ritiro diAngela Carini. La pugile italiana abbandona polemicamente il ring (“Non è giusto!”, urla in lacrime) dopo che l’incontro era già stato preceduto da diversi messaggi su X che definivano “uomo” la pugile algerina. “La narrazione degli hater – racconta l’avvocato – è iniziata presentando Khelif come una bugiarda, un’imbrogliona che nascondeva la sua vera identità per poter vincere”.
Su Carini, l’avvocato della pugile algerina commenta: “Khelif non era imbattibile, ha fatto centinaia di competizioni con altre pugili in passato, e a volte è stata sconfitta. Ci sono decine di atlete che l’hanno sfidata prima dei Giochi. E anche dopo Carini noto che quasi tutte le sue avversarie non si sono lamentate di una sua presunta falsa identità di genere. Non so se la pugile italiana – conclude l’avvocato – abbia deciso di mentire per giustificare un suo fallimento o per altri motivi che ignoro”.
La politica italiana
Da quel 1 agosto, Khelif è uscita dal mondo dello sport. Per entrare nell’arena politica, con Giorgia Meloni andata a fare una carezza alla pugile italiana, emettendo dubbi su una “gara equa” e definendo l’avversaria algerina con “caratteristiche maschili”. “Si è passati agli insulti misogeni, sessisti e razzisti. È stata una campagna feroce contro una ragazza di venticinque anni che non aveva fatto nulla di male”.
Qualcosa di non casuale, ma che sembra anzi stato preparato e coordinato. “L’indagine penale stabilirà chi c’è dietro questa campagna, ma anche chi ha alimentato questo linciaggio digitale”, prosegue l’avvocato, anche lui di origine algerina, noto per aver difeso l’anno scorso Nahel, il giovane di banlieue ucciso da un poliziotto a Nanterre. “L’odio scatenato c’entra con il conflitto tra il Cio e l’Iba? Khelif è stata strumentalizzata in una battaglia più grande di lei?”, si domanda Boudi. Di certo, prosegue, c’è chi ha voluto diffondere fake news, sfociate poi in diffamazione e aggressioni verbali.