È opinione diffusa tra gli esperti che la guerra tra Russa e Ucraina sia entrata in una nuova fase. L’offensiva di Kiev nella regione di Kursk impone a Mosca di rivedere le proprie tattiche. Se a Zelensky riuscisse di creare seri problemi su quel fronte, lo Stato maggiore russo dovrebbe arrestare l’avanzata nel Dombass per inviare truppe nel Kursk. In questo caso, si aprirebbero varchi prima imprevisti sul piano delle trattative per una tregua.
Ci si chiede se Vladimir Putin abbia riserve a sufficienza e si rileva che gli ucraini avrebbero ancora parecchie carte da giocare. Frenare i russi nel Donbass indebolirebbe i piani annessionistici di Putin e potrebbe riportare sul tavolo dei negoziati.
Secondo l’Institute for the Study of War di Washington, negli ultimi tre giorni «fonti russe» hanno segnalato che dal fronte di Chasiv Yar, Toretsk e Pokrovsk, nel Donbass, dove da mesi gli ucraini sono in difficoltà e perdono terreno, elementi scelti della divisione Dykaya, della Brigata Pyatnashka, della Guardia Arbat, oltreché del gruppo operatori di droni Lupi della Notte, sarebbero stati spostati in fretta.
Interviene l’esperto ucraino di cose militari Roman Svitan: «Per i comandi di Kiev la situazione a Donetsk resta drammatica. I russi sono molto più forti, avanzano e gli ucraini non hanno modo di fermarli. Putin da tempo si era posto come obbiettivo principale quello di conquistare l’intero Donbass entro la fine dell’estate».
«Intende raggiungere i confini regionali e quindi trincerare le sue truppe per poi attendere la fine dell’inverno. Lui privilegia il Donbass a Kursk, che ai suoi occhi resta un piccolo pezzo di terra russa che si può liberare più avanti senza grande sforzo. Ma non è scontato. Tutto dipende dalla volontà degli alleati occidentali di continuare a inviare armi a Kiev».
Truppe russe inadeguate?
Il generale 78enne Vincenzo Camporini, ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica e della Difesa, espone la sua visuale su questa fase del conflitto: «Mi sorprende che siano già trascorsi 9 giorni e ancora manchi una efficiente risposta russa all’avanzata ucraina a Kursk. Mi sarei aspettato una reazione veloce. Non sembra che le truppe di Mosca abbiano forze adeguate, forse hanno sottovalutato il pericolo. L’area ormai è molto vasta, non sappiamo quanti soldati ucraini siano coinvolti, ma è chiaro che non si tratta affatto di un blitz veloce».
«Tutto questo si potrebbe tradurre in oggetto di un serio negoziato nel futuro. Intendo dire che le due parti potrebbero finalmente sedersi attorno a un tavolo senza chiedere la luna ed essere disposte a concessioni reciproche. Sino ad ora la Russia si era rifiutata di farlo. Non mi sembra serio affermare che si è pronti a trattare, purché prima le proprie richieste siano accolte in toto: è un ultimatum, non una ricerca del compromesso».
Nessun rischio di escalation
«L’offensiva sta avendo risultati positivi per gli ucraini, che a loro volta impongono con durezza la richiesta del ritiro russo dai propri territori. Ma va aggiunto che questa posizione rispecchia i principi del diritto internazionale contrari all’acquisizione di territori con l’uso della forza. Chi teme il rischio di escalation non sa di cosa parla. Sono convinto che i piani russi al momento non contemplino il ricorso alle armi nucleari tattiche».
«Interessante invece che il Cremlino sguarnisca Kaliningrad per mandare truppe a Kursk. Gli ucraini hanno la piena legittimità nell’utilizzare le armi fornite da noi occidentali per bloccare gli attacchi russi a Kursk, con buona pace di chi tra noi alleati è contrario. Nessuno ha mai pensato che l’esercito sovietico nella Seconda guerra mondiale non potesse entrare nei territori del Terzo Reich. Paradossale no? Ovvio che gli ucraini oggi hanno tutto il diritto di attaccare in territorio russo per difendersi».