Il ministro Carlo Nordio marcia imperterrito sul sentiero sconnesso del suo Decreto Carceri. È una vita (spesso spezzata) che esiste l’emergenza sovraffollamento e suicidi. No, egli non si scoraggia, brandisce la sua bacchetta di Hogwarts e garantisce, nonché ribadisce, che sarebbe tutto pronto perché più di 16mila detenuti scontino i residui di pena al di fuori dei penitenziari.
La questione riguarda chi si trova in custodia cautelare, oppure deve scontare ancora 18 mesi o un anno. Nordio li immagina trasferiti nelle dimore sociali piuttosto che nelle cooperative autorizzate da via Arenula (che però è ancora ai bandi di gara), riservate a detenuti senza domicilio.
La prima a sbeffeggiare il Guardasigilli è Debora Serracchiani, responsabile Giustizia del Pd: «Lui non ha proprio idea di come funzionano le carceri. Dovrebbe ascoltare di più la magistratura di sorveglianza e parlare con chi lavora nelle prigioni. Da lui arrivano le solite chiacchiere a casaccio. Nessuna iniziativa concreta, solo proposte destinate a non sortire alcun risultato, perché in realtà brancola nel buio».
È arrivato comunque il via libera da Forza Italia. Il vicepresidente della commissione Giustizia della Camera Pietro Pittalis, favorevole alla liberazione anticipata di Roberto Giachetti, pensa che «queste misure possono contribuire a limitare il sovraffollamento e vanno nella direzione che abbiamo indicato».
Il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia boccia senza appello la proposta Nordio: «Ammesso che si riesca a farla, i tempi sono talmente lunghi da non poter rispondere all’esigenza drammatica del sovraffollamento carcerario».
«Iniziativa che non sta in piedi»
Carmelo Cantone, ex direttore di Rebibbia, la ritiene «un’iniziativa che non può assolutamente stare in piedi per i casi di custodia cautelare, che presuppone una stretta vigilanza non garantita in simili strutture. E c’è sempre il problema dell’articolo 4bis che esclude molti reati, dal piccolo spaccio alle rapine. Per creare spazi nelle carceri bisognerebbe introdurli. Anche se il 4bis è sempre stato vissuto come un totem intoccabile».
Dal segretario generale della Uilpa Gennarino De Fazio un inquadramento economico: «C’è un evidente tentativo di privatizzare l’esecuzione penale. Con due conseguenze negative. La prima, meno soldi per le carceri e per le misure alternative, la seconda l’inefficacia per il rischio di fughe e la reiterazione dei reati».
Rischio privatizzazione delle carceri
Riccardo De Vito, ex giudice di sorveglianza, si accoda: «L’ex ministra Cartabia aveva previsto le dimore sociali per chi fosse in regola per la risocializzazione e non avesse né casa né altre risorse, ma per tutto ciò serve la mano pubblica perché il rischio è di muoversi silenziosamente verso la privatizzazione delle carceri».
L’ex Garante dei detenuti Mauro Palma conclude persuaso che l’idea «non ha alcuna potenzialità rispetto all’immediata e all’attuale emergenza e richiede il mantenimento della responsabilità pubblica sull’esecuzione penale, cioè il controllo costante della magistratura di sorveglianza e dei Garanti».