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Riina jr e quei post da Corleone che parlano alla mafia. L’allarme di don Ciotti: “Il figlio del padrino manda messaggi precisi”

Salvo Riina - (Fonte: Instagram) - Dillingernews.it

Il figlio del capo dei capi di Cosa nostra prova a passare per il bravo ragazzo della porta accanto, dopo il burrascoso passato di cocainomane. E rassicura, anche dentro l’organizzazione, che la sua casa è a Corleone. Anche perché su di lui vigerebbe il divieto mafioso di spostarsi a Palermo. I retroscena del suo ritorno e quei post sui social

Nell’ultimo periodo, con una sequenza di selfie sorridenti su Instagram e Facebook, Salvo Riina, il figlio del capo dei capi di Cosa nostra, sembra essersi intestato una precisa strategia social: far dimenticare il suo burrascoso passato, Sfruttando una strategia precisa. Alla società civile e alle istituzioni, dice che non è più il capomafia che voleva riorganizzare un clan, per questo nel 2008 ha finito di scontare una condanna a 8 anni.

Ma con quei post Salvo Riina sembra parlare anche all’organizzazione mafiosa: ribadendo che la sua città resta Corleone, per giunta con residenza nella via Scorsone di suo padre e non nella via Cesare Terranova, giudice ucciso dai boss, intitolazione voluta dai commissari prefettizi dopo lo scioglimento del Comune per mafia.

La Corleone di un tempo è un simbolo perfetto per far dimenticare il burrascoso passato di cocainomane che ha fatto crollare il mito criminale del rampollo di Totò Riina, all’epoca in cui era sorvegliato speciale a Padova. Anche l’immagine di Salvo Riina novello sposo, tutto casa e famiglia, appare ambigua.

Per la società civile e per quella criminale. A Corleone è tornato ormai da un anno e mezzo, qualche giorno dopo ottenne pure la residenza nel paese dove vive la madre, Ninetta Bagarella.

Ogni tanto Riina scompare, ma dove va?

Però, di tanto in tanto, Salvo Riina parte. E non si sa cosa faccia. Adesso, lui ci informa che è andato in Spagna, per sposarsi. Non dice, invece, che a Corleone ha fatto una festa riservatissima, chissà chi c’era. Per certo, in questi ultimi anni è stato anche a Malta, e forse pure in altri posti. D’altro canto, per la giustizia italiana, non ha più limiti e può andare dove vuole.

Raccontano, invece, che un limite l’avrebbe imposto qualcuno in Cosa nostra, il limite per Salvo Riina di tornare a Palermo. Come invece accadeva all’inizio degli anni Duemila, così documentò l’inchiesta della squadra mobile coordinata dall’allora sostituto procuratore Maurizio de Lucia, oggi è il procuratore della repubblica di Palermo. All’epoca, Salvo Riina intratteneva una fitta rete di relazioni con il ventre molle della città, quella zona grigia di borghesia collusa sempre in cerca di nuovi affari.

Don Luigi Ciotti ha avvertito

Morto Totò Riina, nel novembre 2017, la storia di Cosa nostra sembra cambiata radicalmente. Con il ritorno dei mafiosi perdenti di un tempo, con la creazione di nuove alleanze fra i clan, con il cambio di passo dell’organizzazione: niente più gesti eclatanti, come quelli voluti dal vecchio Riina, ma più relazioni e più affari. Se qualcuno ha davvero vietato a Salvo Riina di farsi vedere troppo spesso a Palermo è un segnale chiarissimo in Cosa nostra. E così lui posta foto da Corleone. Per rassicurare, magari per recuperare credibilità.

Anche se preferisce le foto scattate all’estero. Chissà, forse è lontano, molto lontano dalla Sicilia, il tesoro mai sequestrato dei boss Corleonesi. Il segreto più grande che il giovane Riina e le sue sorelle conservano. Ma, intanto, come passa le sue giornate a Corleone? Don Luigi Ciotti, il fondatore di Libera, avverte: «La frase su via Scorsone manda un messaggio preciso: Corleone è ancora Cosa nostra, le regole qui le facciamo noi». E aggiunge: «Si tratta di un atteggiamento da cui nascono le minacce, ancora più preoccupanti, rivolte nei giorni scorsi alla procuratrice Caramanna, che si occupa di allontanare i figli della mafia dalle influenza negative delle famiglie».

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Un ragazzaccio appassionato di sport, cultura e tutto ciò che è assorbibile. Stanco della notizia passiva classica dei giornali e intollerante all'ipocrisia e al perbenismo di cui questo paese trabocca. Amante della libertà e diritto della parola, che sta venendo stuprata da coloro che la lingua nemmeno conoscono. Contrario alla censura e alla violenza, fatta qualche piccola eccezione. Ossessionato dall'informazione per paura di essere fregato, affamato di successo perché solo i vincitori scriveranno la storia.