Damiano dei Maneskin si è scontrato con i suoi Prof, che non credevano nel suo successo. La risposta è un’analisi completa e triste della società odierna
Damiano David, frontman dei Maneskin, ha recentemente attaccato i suoi ex professori che in passato avevano dubitato del suo potenziale, affermando che non avrebbe raggiunto nulla di significativo nella vita. La sua dichiarazione è stata al centro di un complesso dibattito.
Subito dopo un insegnante ha espresso un’opinione critica sul fenomeno dei Maneskin e sul modo in cui la società moderna valuta e premia il successo. Una doccia fredda che mette in discussione la relativa vittoria nel mondo della musica da parte della band.
Secondo il professore, il trionfo dei Maneskin non è semplicemente frutto del talento di Damiano e dei suoi compagni di band, nulla da togliere a questo, ma è piuttosto il risultato di una società che tende a idolatrare determinate figure, alimentando un circolo di guadagno che beneficia coloro che ne traggono vantaggio economico. In altre parole, buttano acqua al mulino che già scorre a gonfie vele. Si è persa l’originalità del gusto, l’opinione personale, andare controcorrente.
C’è un appiattimento sociale che ci rende soldati con la missione di seguire tutti la stessa direzione. L’opinione pubblica spaventa, dobbiamo sentirci parte di un gruppo perché il diverso viene escluso. Agglomerati in un meccanismo becero che, come ha detto un professore, arricchisce tutti coloro che ne traggono guadagno. Un bruttissimo circolo vizioso.
Non è tutto
L’insegnante sottolinea come la società sembri privilegiare il successo rapido e le scorciatoie verso la fama, piuttosto che valorizzare lo studio serio, l’impegno costante e la cultura come strumenti essenziali per una formazione solida e per una comprensione profonda della realtà. In un mondo in cui il successo sembra spesso raggiungibile senza un vero investimento nel percorso educativo, l’insegnante esprime preoccupazione per la crescente sfiducia verso l’importanza dello studio e della formazione.
Ormai non è più bravo colui che suda per raggiungere i propri obiettivi, piuttosto è furbo colui che ci riesce senza fatica. Sono idoli coloro che riescono a fregare il sistema piuttosto che cambiarlo, affrontarlo. È troppo faticosa la strada tortuosa necessaria alla formazione di un talento vero. Tanto, come disse una volta Andy Warhol, tutti avranno i propri 15 minuti di celebrità nella propria vita. E a quanto pare sono sufficienti per far diventare famosi quattro finti rockettari.
Si punta a scrivere la storia non a due anni di fama
La sua critica invita a riflettere sulle priorità della società moderna e sulla necessità di un sistema di valori che riconosca l’importanza di una formazione completa, in grado di andare oltre il semplice successo temporaneo. Ormai non si punta più a scrivere la storia, bensì a qualche ora di celebrità per sentirsi qualcuno. Non importa come, l’importante è diventarlo.
Il motivo resta ignoto, un tempo non era così. La società si evolve di continuo e questo è immutabile, ma perché proprio in questo modo? Forse l’eccessiva noia e il bisogno continuo di stimoli diversi, ha fatto sì che nessuno possa avere più di qualche ora di gloria. E nessuno morirà più da leggenda. Nessuno comparirà più sui libri di storia. Nessuno verrà davvero ricordato per sempre.