Ci hanno provato ma non ci sono riuscite. Riprese le ricerche dell’ultima dispersa
Non hanno avuto scampo le sei persone rimaste intrappolate nel Bayesian lunedì all’alba nel porto di Santa Flavia, a pochi chilometri da Palermo. Ci hanno provato, con tutte le forze, ma niente da fare.
Mentre il veliero colava a picco verso il fondale a 49 metri di profondità, hanno tentato disperatamente di scappare dalle cabine dove si trovavano, correndo verso la parte opposta del veliero, dove però l’acqua era ormai già arrivata.
È quanto emerge da una prima ricostruzione degli inquirenti basata sui racconti dei sub, che hanno trovato i corpi, e sulle testimonianze dei 15 sopravvissuti al naufragio.
Mentre si cerca ancora l’ultima dispersa, Hannah Lynch, figlia del magnate britannico e proprietario della barca, la procura di Termini Imerese ha aperto un fascicolo – al momento contro ignoti – per naufragio, disastro, omicidio plurimo e lesioni.
L’ipotesi dell’errore umano
In attesa che vengano disposte le autopsie sulle salme recuperate dagli speleosub dei vigili del fuoco, prende piede l’ipotesi di errore umano. La deriva mobile parzialmente alzata avrebbe determinato l’instabilitàdel veliero e, contemporaneamente, un portellone forse lasciato aperto sarebbe stato il punto d’ingresso di una grande quantità di acqua, che avrebbe spinto velocemente il veliero sul fondo del mare. Ma si attende il recupero del relitto e della scatola nera per avere risposte decisive.
Per ora, ci si interroga su come un’imbarcazione di 56 metri, dotata delle più sofisticate tecnologie, sia potuta affondare in pochi minuti per una forte perturbazione che, pare, fosse prevista. Una domanda che si pone anche Giovanni Costantino, fondatore e ceo di Sea group, il cantiere nautico che ha realizzato il Bayesian. Ma il comandante dello yatch, James Cutfield, avrebbe detto agli inquirenti di non essersi accorto della tempesta in arrivo.