Il fisioterapista non fa più parte del team e non potrà fare il tifo dal box di Sinner: il messaggio sui social che fa riflettere
Sotto un post su Instagram Giacomo Naldi, il fisioterapista finito nella bufera per il caso Clostebol che ha convolto Jannik Sinner, ha scritto un messaggio per salutare e ringraziare il suo ex team. Usando però parole che fanno riflettere su una società superficiale, ignorante e talvolta scorretta.
“È proprio vero che esistono due binari della giustizia: quella vera sancita dai Tribunali e quella (purtroppo più efficace) sancita dai media. Quest’ultima troppo spesso superficiale e raramente basata sui fatti concreti, che in questo caso, peraltro, sono pubblici. Da spettatore mi sono sempre chiesto quale fosse l’obiettivo di spettacolarizzare le vicende giudiziarie, se non quello di giudicare, creare o distruggere le persone e la loro reputazione. Oggi che ne sono protagonista, ne ho la conferma”.
Il resto del testo racconta i bei momenti passati insieme ad un’atleta straordinario come Sinner, a cui non ha minimamente osato contestare la scelta di farlo fuori dal team. Anzi, saluta e ringrazia.
Ciò che interessa a noi però è la prima parte, dove Naldi contrappone i due lati della stessa medaglia, la giustizia. Peccato che un lato – quello dei media, ovviamente – non dovrebbe nemmeno esistere. E il paradosso più grande è che nonostante proprio un tribunale, quello che sancisce per davvero ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ha dichiarato per primo l’innocenza di quanto successo.
Una società persa
Questo però, una società colma di odio, che soffre al cospetto del successo altrui e che gode delle loro disgrazie, non lo capisce. O meglio, non lo vuole capire. Cosa credevate, che non si sarebbe scatenata una bufera simile contro Sinner e tutte le persone che gli gravitano attorno? Altro che: Jannik non ha mai mostrato problemi, debolezze, gossip vari, vicende personali, famigliari. Non è mai stato beccato a qualche festa ubriaco, drogato, tantomeno a tradire la propria donna.
Insomma, tutti non aspettavano altro che un suo “errore”, che poi suo non è nemmeno stato. La differenza tra chi lo insulta e Sinner è che il campione sta per cominciare uno Slam importantissimo per la sua carriera carico come al solito. Loro sono rintanati in una camera buia ad augurargli il peggio. Non so chi sia messo meglio.
Il resto del messaggio di Naldi
Naldi e il preparatore atletico di Sinner, Umberto Ferrara, non fanno più parte del team del numero uno del mondo dopo che Jannik è risultato positivo a uno steroide contenuto in una crema usata dal suo fisioterapista per curare una ferita. Con le mani contaminate dal prodotto il fisio avrebbe fatto un massaggio a Sinner contaminandolo. E leggendo la parte finale del messaggio pubblicato sui social, si percepisce proprio il dispiacere e la gratitudine da parte del fisioterapista nei confronti del team. Con la sola lamentela contro una società che senza nemmeno informarsi spara a zero su tutto.
“Un anno e mezzo fa mi sono unito ad un gruppo di lavoro fantastico, composto da brave persone, grandi professionisti, compagni di viaggio. Con loro ho vissuto momenti di gioia e dolore, condiviso emozioni, assaporato vittorie e sconfitte. Con le persone di questo gruppo, ho creato un legame forte, ma soprattutto ho potuto raggiungere traguardi storici, che ci hanno portato nella storia del tennis italiano. Sono orgoglioso di aver fatto parte di questo grande Team, consapevole di aver dato il massimo, di essere stato professionale al 100% ma anche di aver dato di più, perché quando ci metti il cuore è certo che dai di più. Fa male pensare di non esserne più parte, dura non essere nel box con voi e tifare per Jannik, ma dovrò abituarmici in fretta. Grazie Vagno, Darren, Umbe, Cipo, è stato un viaggio bellissimo, una storia indimenticabile. Grazie Jannik e in bocca al lupo, per una grande carriera, sei un campione. Grazie anche ad Alex, Joseph, Larry, Pierre, Ruben e tutte le persone importanti per il Team. Infine, grazie a tutte le persone che in questi giorni non hanno giudicato superficialmente”.