Mister Telegram sbattuto al gabbio. Pavel Durov, fondatore e amministratore delegato del servizio di messaggistica criptata Telegram, è stato arrestato all’aeroporto Le Bourget, vicino a Parigi. Era atterrato dall’Azerbaigian quando è stato raggiunto dai gendarmi della Gta (Air Transport Gendarmerie).
Nei suoi confronti era stato spiccato un mandato di perquisizione dalla direzione nazionale della polizia giudiziaria francese, emesso sulla base di un’indagine preliminare.
La magistratura è del parere che la mancanza di moderazione, di cooperazione con le forze dell’ordine e gli strumenti offerti (numero usa e getta, scambio di criptovalute, ecc.) rendano la piattaforma di Telegram complice delle attività illegali che vi si svolgono, dal traffico di droga alle frodi.
Durov aveva evitato il più possibile di recarsi in Europa, dove la sua azienda è nel mirino, e aveva l’abitudine di viaggiare negli Emirati, nei paesi dell’ex Unione Sovietica o in Sud America.
Dovrebbe nelle prossime ore comparire di fronte a un giudice prima di un possibile rinvio a giudizio per una moltitudine di reati: terrorismo, traffico di stupefacenti, frode, riciclaggio di denaro, ricettazione, contenuti criminali minorili.
«Ha sbagliato i calcoli»
«Per Pavel Durov è pronta la custodia cautelare, questo è certo», sostiene un’altra fonte coinvolta nelle indagini. «Sulla sua piattaforma ha permesso che venissero commessi innumerevoli delitti e crimini e non ha fatto nulla per moderare o collaborare. Da anni Telegram è diventata la piattaforma numero 1 per la criminalità organizzata».
«Ha sbagliato i calcoli quando ha lasciato la Russia: in Occidente è ancora considerato non un uomo di pace, ma un russo pericoloso», accusa il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev.
Il dissenso dei russi
Però l’ambasciata russa a Parigi ha accusato le autorità francesi di «rifiutarsi di collaborare. Abbiamo immediatamente chiesto alle autorità francesi di spiegare le ragioni di questa detenzione e abbiamo chiesto che i suoi diritti siano tutelati e che gli sia concesso l’accesso consolare».
«Finora, la parte francese si rifiuta di collaborare su questa questione».