Dal MoVimento 5 Stelle alle stalle. Squassata da una guerra intestina, la creatura politica di Beppe Grillo si ribella al suo “padre-padrone”. Il primo ad andar giù pesante è il suo ex pupillo Luigi Di Maio. O il Garante ritira i tre argini che vorrebbe imporre alla Costituente del 19 ottobre, oppure «Giuseppe Conte gli porterà via anche l’argenteria», sibila l’ex vicepremier. E l’attuale leader del M5S si dichiara «sorpreso della reazione di Grillo, che ha sempre predicato il principio fondativo della democrazia dal basso». Quindi, ai tre pilastri di Beppe ne oppone uno suo: «Imbarcare Matteo Renzi nel movimento farebbe perdere un mucchio di voti».
Da un anno rappresentante dell’Ue per il Golfo Persico, Di Maio fa i conti in tasca a Grillo con l’Adnkronos: «Grillo non ha il coraggio di prendere iniziative, altrimenti l’avrebbe già fatto. Ha 300 mila buone ragioni per non opporsi». Allude al compenso del contratto da consulente in mano a Grillo. «Il garante da statuto ha un potere enorme, ma se sbarrasse davvero il voto dell’Assemblea su nome, simbolo e mandati, Conte gli toglierebbe tutto».
Per il leader del M5S Giuseppe Conte il limite del secondo mandato espone al rischio di perdere 53 parlamentari su 77. Non solo, superare questa regola aurea grillina permetterebbe di riproporre i nomi più popolari nella base: «Pensate cosa vorrebbe dire un Roberto Fico a Napoli o uno Stefano Patuanelli in Friuli», sostiene un parlamentare.
Nessuno pare pensare a un «Alessandro Di Battista a Roma»: l’ex tribuno 5s smentisce tutte le voci di un suo riavvicinamento al fondatore. «Sono affari del Movimento, non ci metto bocca», ribatte il Dibba.
Giuseppe Conte chiarisce le prospettive più importanti in un’intervista al Corriere della Sera: si parla del fantasma di una scissione. «Non vedo questo rischio, abbiamo avviato un processo costituente inarrestabile per dare possibilità a tutti di esprimersi su temi e obiettivi strategici del Movimento».
Sonore sciocchezze
«In soli quattro giorni sono già pervenuti 8 mila contributi, di iscritti e non iscritti, con varie proposte politiche o di modifica delle regole organizzative». Alle accuse di aver trasformato il movimento in un partito personale, replica seccato: «Si tratta di una sonora sciocchezza. Non ricordo che in passato sia mai stata fatta una costituente dal basso con piena libertà di defenestrare anche il leader o approvare indirizzi da lui non condivisi».
La questione del simbolo, secondo Grillo “intoccabile”: «Grillo ha assunto precisi impegni contrattuali che lo obbligano a non sollevare mai questioni sull’utilizzo del simbolo da parte del Movimento, che peraltro è già stato modificato più volte ed è registrato a nome dell’associazione del Movimento 5 Stelle e non di singole persone».
Altolà a Renzi
Conte boccia l’ipotesi di una coalizione con Matteo Renzi: «Qui il problema è un altro. Per aggregare un due-tre per cento di voti, si farebbero scappare tutti gli elettori del M5S e anche una buona parte di quelli del Pd».
«In tanti mi fermano per strada e mi implorano di non imbarcare Renzi. Temono la sua capacità demolitoria, si è sempre distinto per farli cadere, i governi, anziché per farli durare. Senza contare le volte che in Parlamento ha votato con la destra».