Rispondo alla signora Merlino che bisogna stare molto attenti a non scatenare il sistema opposto. Ovvero quello dell’ osservazione compulsiva e l’analisi di qualsiasi “segnale”, per alcune menti bigotte potrebbe trasformarsi in un’arma tremenda qualcosa di simile alla delazione. Personalmente ho sempre il terrore dei meccanismi di persecuzione di chi non sa gestire il proprio “potere”, basti vedere Bibbiano (dove a noi non interessa di chi sia la colpa, ma come sono andate le cose, e ciò che è certo è che sono piovute sentenze di risarcimento) o il più recente caso della casa di riposo a Cerreto Sannita.
Eppure ogni volta che accade una tragedia senza un apparente movente, ci si trova sempre di fronte al grande dilemma che ha posto il film “Minority Report”; non e’ di per sé un crimine aver la pretesa di prevenire una azione criminale punendo un’ intenzione un pensiero non puro? Aver il “potere” di fare segnalazioni di impronta psicologica senza avere una preparazione professionale specifica in materia, in molti casi genera problematiche gravi rischiando di confondere un normale passaggio evolutivo (non certo il caso di Paderno, intendiamoci) per un focolaio di malattia mentale. È educativo tutto questo? È sano? È civile?
Cara signora, purtroppo uccidere è atroce ma è fottutamente umano, uccidere senza un movente è maledettamente umano, perché questa è anche la nostra l’indole. Lo so e’ atroce. Non so se la signora e gli altri grandi indignati si sono accorti di tutte le guerre atroci che fanno da cornice al nostro quotidiano. Esiste già tutta una psichiatria criminale degna di nota che non necessita del vostro post Instagram del vostro balletto su TikTok e della vostra analisi psicologica e sociale derivata da quattro concetti appresi magari in modo superficiale. Non e’ questo un dibattito da salottino chic, non e’ questo un dibattito da paginetta Facebook o da trasmissione pomeridiana tenuta su da quattro sponsor.
Visto che nasce in molti influencer giornalisti l’esigenza automatica di indignarsi, partiamo allora dalle domande esistenziali di base. Come si fa ad essere felici senza nessuna possibilità di costruire un futuro? Questa è la dura realtà nella quale ci barcameniamo anche noi ex giovani da circa trent’anni, forse e’ proprio il nostro patto sociale che sta scricchiolando e questi casi estremi sono i segnali di un sistema sociale in agonia che non fa assolutamente nulla per i giovani, se non lasciarli liberi di pascolare nelle praterie dei social ogni maledetto giorno cresciuti a pappa e iPad. Chissà