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Hunter Biden si è dichiarato colpevole nel processo per evasione fiscale, accusato di non aver pagato oltre 1,4 milioni di dollari: ora rischia fino a 17 anni di carcere

Hunter Biden - Fonte: Web - Dillingernews.it

All’inizio aveva usato un’altra strategia, ma poi i suoi avvocati si sono convinti che sarebbe stata inconcludente

Giovedì in un tribunale federale di Los Angeles è cominciato il processo per evasione fiscale e false dichiarazioni dei redditi contro Hunter Biden, il figlio del presidente degli Stati Uniti Joe Biden.

Biden si è dichiarato colpevole di tutti e nove i capi d’imputazione a suo carico in quella che però è stata un’udienza molto movimentata: poco prima dell’inizio della selezione della giuria, aveva sostenuto di essere innocente usando una particolare formula che sembrava avrebbe potuto evitargli il processo.

Hunter Biden ha 54 anni ed era già stato incriminato a livello federale e in seguito giudicato colpevole di aver mentito allo scopo di acquistare un’arma da fuoco nel 2018, mentre era dipendente da droghe.

La procura federale in California invece lo accusa di aver cercato di non pagare almeno 1,4 milioni di dollari (circa 1,3 milioni di euro) in tasse sul reddito nel periodo compreso tra il 2016 e il 2019.

25 anni di prigione è una multa da 750mila euro

La sentenza per il primo processo, per cui rischia fino a 25 anni di prigione e una multa di 750mila dollari, è prevista per novembre; se condannato per evasione fiscale e false dichiarazioni dei redditi rischierebbe fino a 17 anni. Inizialmente in tribunale Biden aveva presentato il cosiddetto “Alford plea”, che è una formula con cui una persona incriminata si dichiara innocente per i capi d’accusa che le vengono contestati, ma riconosce che le prove a suo carico sono così solide che con ogni probabilità risulterebbero in un giudizio di colpevolezza.

In altre parole, è un modo per ammettere la propria colpevolezza rispetto a un certo reato, dichiarandosi al tempo stesso innocente per quel reato. La formula prende il nome da una decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti del 1970 e solitamente viene usata per accelerare le negoziazioni in vista di un possibile accordo extragiudiziale oppure per ritardare un processo o ancora per saltare il dibattimento e raggiungere un patteggiamento.

Tutto studiato a tavolino

Il giudice incaricato di esaminare il caso, Mark C. Scarsi, aveva ordinato una pausa di alcune ore per dare tempo ai procuratori di esprimersi in merito: i suoi avvocati hanno quindi cambiato strategia perché la procura si è rifiutata di accettare che si dichiarasse non colpevole e, di conseguenza, l’“Alford plea” non gli sarebbe stato utile.
Abbe Lowell, uno dei suoi avvocati, ha detto che Biden ha deciso di dichiararsi colpevole «di modo che lui e la sua famiglia non debbano dedicare altro tempo a qualcosa che è successo quando era una persona con dipendenza da droghe».

Secondo Biden e la sua difesa, inoltre, il procuratore David Weiss non avrebbe avuto intenzione di negoziare un accordo extragiudiziale per via delle ampie critiche che aveva ricevuto per quello raggiunto nel 2023 a proposito di tre accuse a suo carico: due per il mancato pagamento delle tasse federali sul reddito e una per il possesso illegale di un’arma. L’accordo era stato poi bloccato.
Biden resterà libero su cauzione in attesa di giudizio. La prossima udienza è prevista per dicembre.

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Un ragazzaccio appassionato di sport, cultura e tutto ciò che è assorbibile. Stanco della notizia passiva classica dei giornali e intollerante all'ipocrisia e al perbenismo di cui questo paese trabocca. Amante della libertà e diritto della parola, che sta venendo stuprata da coloro che la lingua nemmeno conoscono. Contrario alla censura e alla violenza, fatta qualche piccola eccezione. Ossessionato dall'informazione per paura di essere fregato, affamato di successo perché solo i vincitori scriveranno la storia.