Giuseppe Conte ha scelto di fare il cavallo di Troia nella commissione d’inchiesta sull’emergenza Covid e ha premuto per entrarvi al posto di un altro deputato del M5S. Appena la neonata commissione si è riunita, l’ex premier è subito entrato a gamba tesa: «Credo che la commissione sia stata male impostata. Non si fa un’inchiesta seria se si tengono fuori le Regioni che hanno avuto un ruolo importante in questa emergenza pandemica. È una presa in giro degli italiani».
Sul sito della Camera, si illustrano gli scopi della “commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell’emergenza sanitaria causata dalla diffusione epidemica del virus SARS-CoV-2 e sulle misure adottate per prevenire e affrontare l’emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2”. Il suo compito principale sarà “accertare le misure adottate per la prevenzione, il contrasto ed il contenimento dell’emergenza sanitaria causata dalla diffusione del virus nel territorio nazionale, e di valutarne la prontezza, l’efficacia e la resilienza, anche al fine di fronteggiare una possibile e futura nuova pandemia di analoga portata e gravità”.
Nel corso della prima seduta, Marco Lisei di Fratelli d’Italia è stato eletto presidente della Commissione bicamerale d’inchiesta. «I lavori devono partire», ha esortato Lisei.
«C’è una legge istitutiva della commissione, ci sono famiglie di duecentomila morti, ai quali credo oggi vada un pensiero, che hanno aspettative verso questa commissione e aspettano delle risposte. I lavori partiranno la prossima settimana. Al di là delle legittime posizioni degli altri Gruppi, credo che sia interesse di tutti e responsabilità verso l’Italia dare delle risposte».
Il cosiddetto “campo largo” è diviso. Il Pd ha deciso di non partecipare ai lavori e così anche Alleanza Verdi e Sinistra e Azione. Italia Viva invece ha deciso di aderire.
«Non ci sono le condizioni»
Il partito di Elly Schlein spiega attraverso le parole del capogruppo a Palazzo Madama Francesco Boccia le ragioni del no: «Allo stato non ci sono le condizioni. Il fatto di aver escluso dalla legge istitutiva la possibilità di indagare anche sulle Regioni significa aver affossato di fatto la commissione». Raffaella Paita di Italia Viva ha partecipato alla prima seduta «per rispetto istituzionale» e ha rifiutato la vicepresidenza: «Ritengo che spetti al partito di opposizione maggiormente rappresentato, il Pd».
Conte era stato indagato dalla procura di Bergamo per epidemia colposa, insieme tra gli altri all’ex ministro alla Salute Roberto Speranza. L’inchiesta si è conclusa con l’archiviazione a giugno dell’anno scorso.
«Non sono in lotta con nessuno»
Oggi il leader del MoVimento 5 Stelle difende il suo operato durante la pandemia: «La commissione è uno strumento per processarmi… Noi del M5S abbiamo rispetto delle istituzioni e io non ho nulla da nascondere, sono qui per dare comunque un contributo nell’interesse generale affinché cose del genere non succedano più, per non ritrovarci ancora una volta impreparati in un futuro che non ci auguriamo».
All’uscita dalla commissione, Conte è assediato dai cronisti, che gli chiedono lumi sugli screzi con il fondatore e Garante Beppe Grillo: «Io non sono in lotta con nessuno, stiamo facendo un processo costituente», replica stizzito.