Ospite a «Rai Tango», la conduttrice e parlamentare di Forza Italia è tornata a parlare – lo aveva già fatto con un post su Facebook – di ciò che si cela dietro la strage di via Carini, che porterebbe alla Democrazia Cristiana
Suo padre, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, sarebbe stato vittima di «un omicidio politico». O meglio: l’allora prefetto di Palermo, nel 1982, sarebbe stato ucciso «per fare un favore a un politico». E, anche se lei prova a tener nascosto il nome, il riferimento chiaro è a Giulio Andreotti.
Ospite a «Rai Tango», Rita Dalla Chiesa, conduttrice tv e parlamentare di Forza Italia, è tornata a indicare apertamente – lo aveva fatto con un post su Facebook tempo fa – la pista politica dietro la strage di via Carini.
Chi era quel politico, le chiede la conduttrice, Luisella Costamagna, e lei risponde: «Una persona che, quando mio padre è andato a Palermo, gli aveva detto “Stia attento a non mettersi contro la mia corrente perché chi lo ha fatto è sempre tornato in una bara”».
Frase, che, negli anni, è stata attribuita a Giulio Andreotti, ma Dalla Chiesa non lo cita mai. E quando Costamagna la incalza («Ma se io dico Andreotti?»), lei tace e parla con la sua espressione. Tanto che Costamagna chiosa: «Un silenzio che mi sembra assenso».
Spalancate le porte di un caso politico
«Le affermazioni dell’onorevole Rita Dalla Chiesa, secondo cui Andreotti sarebbe dietro l’omicidio di suo padre, sono gravissime, indimostrabili e vengono fatte ora che Andreotti non c’è più. La Dc però c’è ancora, e valuteremo le modalità anche legali con cui difendere la memoria del presidente» insorge il presidente del partito Gianfranco Rotondi.
«Le parole di Rita Dalla Chiesa, se confermate, sarebbero allarmanti e gravi — aggiunge Angelo Bonelli, deputato dell’Alleanza Verdi e Sinistra— ritengo che debba essere urgentemente sentita dalla Commissione Parlamentare Antimafia».
«Ho sempre detto e l’ho anche scritto nei miei libri che è stato un omicidio politico, ma il suo nome non l’ho mai fatto e non lo faccio neppure ora — precisa Dalla Chiesa al Corriere — perché c’è una famiglia e io delle famiglie ho molto rispetto».
Andreotti fu processato e assolto
«E da quel momento ho compreso la colpevolezza della sua corrente. — insiste—Mi aspettavo che i giornali che lo avevano sempre criticato si meravigliassero e invece tutti a inchinarsi come fanno le statue alle processioni di paese, davanti al mafioso di turno».
Andreotti non andò ai funerali del generale. «Disse che “preferiva andare ai battesimi”». «La sua sedia vuota — precisa — non significa che l’abbia voluto lui, ma che eliminare Dalla Chiesa sia stato un favore fatto a lui, perché mio padre poteva essere un pericolo per la corrente Dc allora a capo dell’Isola. All’epoca è stato detto mille volte, cercate la verità nella Democrazia Cristiana». «Non sa quante volte — conclude — in Parlamento mi chiedo dove sedevano quelle persone quando lo hanno deciso. I loro nomi? Penso che non usciranno mai».