Home CRONACA Processo Open Arms, Salvini: “Niente da patteggiare. Se condannato non mi dimetto”

Processo Open Arms, Salvini: “Niente da patteggiare. Se condannato non mi dimetto”

Il vicepremier Matteo Salvini, 51 anni - Fonte: Ipa - Dillingernews.it

Con la consueta baldanza, il vicepremier Matteo Salvini scredita il processo a suo carico per il caso Open Arms prima ancora di qualunque possibile sentenza. «Io rimarrò in carica qualunque sia la sentenza, che io mi auguro sia l’assoluzione. Ritengo che sia un processo politico istruito dalle parti politiche della sinistra, però conto che un giudice indipendente arrivi a conseguenze che a me paiono ovvie». Le accuse che pendono sul suo capo sono sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio; i pm chiedono una pena di 6 anni.

«Vado tranquillamente a sentenza», prosegue sicuro di sé il ministro per le Infrastrutture. «Se sarò accolto, come penso, spero e mi auguro, vorrà dire che sono stati quattro anni che hanno parlato di nulla. Se verrò condannato andremo in secondo grado, lo riterrò assolutamente profondamente ingiusto e preoccupante. Non per me, ma per la democrazia».

Non si risparmia una stoccata indiretta all’ex governatore della Liguria Giovanni Toti: «Io non ho niente di cui pentirmi o su cui patteggiare perché non ritengo di essere un sequestratore o un delinquente, conto che verrò riconosciuto come un ministro che ha fatto il suo dovere. Come ministro dell’Interno, io ho salvato vite, ho applicato la legge,ho difeso i confini, ho ridotto il numero dei morti, dei dispersi, dei feriti, ho ridotto il numero anche dei problemi e dei costi per gli italiani, quindi difendere i confini non è un reato».

«Contrastare gli sbarchi e il traffico di esseri umani all’arrivo dei clandestini non è un diritto, ma un dovere di un cittadino o di un ministro. Poi quella è la richiesta della pubblica accusa, poi ci sarà un giudice che deciderà. Sono assolutamente tranquillo e rifarei domani quello che ho fatto quattro anni fa».

«Ritengo che sia un processo politico, istruito dalle parti politiche della sinistra e conto che un giudice indipendente arrivi a conseguenze che a me appaiono ovvie. Se non fosse così in primo grado, fortunatamente in Italia ci sono altri due gradi di giudizio».

“In ogni caso in ufficio, anche un po’ incazzato”

«Il giorno dopo la sentenza, se sarà di assoluzione sarò in ufficio a lavorare sull’alta velocità tranquillo, fosse di condanna sarò altrettanto in ufficio a lavorare sull’alta velocità tranquillo, un po’ più incazzato però in ogni caso in ufficio».

Si attende l’arringa dell’avvocato difensore, Giulia Bongiorno. Il leader della Lega lamenta che comunque «verrò processato e condannato anzitempo da associazioni, Ong, parti civili e parti incivili». Quindi spiega che «il Tar intervenne non sullo sbarco, sul divieto di ingresso nelle acque territoriali. Prima e dopo quell’evento la modalità operativa fu sempre la stessa».

Il rimorchiatore Open Arms – Fonte: Ipa – Dillingernews.it

“Un precedente pericoloso”

«Il ministro che mi succedette trattenne per il doppio di giorni nelle stesse condizioni altri immigrati. Non è stato un evento eccezionale, era la prassi. Non si capisce perché ci sia un ministro per uno sbarco a processo, sono convinto che la giustizia si pronuncerà in maniera sensata e serena, presumibilmente entro la fine di ottobre, immagino».

«Una eventuale condanna non sarebbe un problema per me o preoccupante per me, sarebbe un enorme problema per l’Italia, per lo Stato di diritto, per il contrasto all’immigrazione clandestina. A livello internazionale sarebbe un precedente pericoloso».

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