Lady Macron non gode probabilmente di grande popolarità, con i suoi 25 anni di età in più rispetto al marito Emmanuel, l’uomo più potente di Francia e d’aspetto piacevole abbastanza per conquistare trentenni dalle doti di sex symbol. Dovrebbero essere affari privati, ma da quando è asceso alla presidenza francese le malelingue si sono propagate smisuratamente. Come le due donne condannate per aver sibilato che Brigitte Macron sia un transgender.
L’eco di queste maldicenze è arrivata persino a New York. Così il Tribunale penale di Parigi le ha sanzionate per diffamazione.
Sono state condannate a una multa di 500 euro con sospensione della pena, oltre a risarcire un totale di 8.000 euro a titolo di risarcimento danni a Brigitte Macron.
In più, 5mila euro al fratello Jean-Michel Trogneux, entrambi parti civili nel processo tenutosi lo scorso giugno.
Al centro della questione, una teoria che riaffiora regolarmente sui social network dall’elezione di Emmanuel Macron nel 2017.
Il fratello tirato in ballo
Dove si vaneggia che Brigitte Macron, nata Trogneux, non sarebbe mai esistita, ma suo fratello Jean-Michel avrebbe assunto questa identità dopo aver cambiato sesso.
Le due l’avevano diffusa urbi et orbi nel 2021, con una lunga pseudointervista di oltre quattro ore in cui la prima, Amandine Roy, interrogava la seconda, Natacha Rey, “giornalista indipendente autodidatta”, sul suo canale YouTube. Usando parole pesanti: “inganno”, “truffa”, “menzogna di Stato”.
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La denuncia
Brigitte Macron ha reagito presentando una denuncia per diffamazione pubblica con il deposito di una causa civile il 31 gennaio 2022.
È scattato il deferimento (quasi automatico nel diritto della stampa) delle due donne al tribunale penale.