Rientrando dal Belgio, Papa Francesco incontra i giornalisti accreditati sul volo Sn1191 e affronta temi caldissimi: il Libano, gli abusi sessuali dentro e fuori dalla Chiesa, il ruolo nella società della donna. Pesa le parole, velatamente critica Israele, santifica il femminile ma cade rovinosamente sull’aborto. Usando un termine ben più grave della gaffe sulla “frociaggine” in Vaticano, definisce i medici che praticano l’interruzione di gravidanza «sicari».
Si parte dalla sua visita alla tomba del re Baldovino. L’inviato del Corriere della Sera fa notare al Santo Padre che in quell’occasione le sue parole sull’aborto hanno destato stupore in Lussemburgo. «Lo stupore è l’inizio della filosofia, va bene. Sono tutti diritti, vite. Il Re è stato coraggioso, davanti a una legge di morte non ha firmato e si è dimesso. Ci vuole coraggio, un politico con i pantaloni, per fare questo. Lui ha dato un messaggio e lo ha fatto perché è un santo. Ancora non è santo ma il processo di beatificazione andrà avanti, perché ne abbiamo avuto prova».
«Le donne hanno diritto alla vita, la loro e la vita dei figli. Non dimentichiamo di dire questo: un aborto è un omicidio. La scienza ti dice che al mese del concepimento tutti gli organi sono già completi. Si uccide un essere umano. I medici che si prestano a questo, permettimi la parola, sono dei sicari. E su questo non si può discutere. Si uccide una vita umana. E le donne hanno il diritto di proteggere la vita. Un’altra cosa sono i metodi contraccettivi. Questo è un’altra cosa, non confondere, io adesso parlo solo dell’aborto. E su questo non si può discutere. Questa è la verità».
La conversazione si sposta sull’omicidio mirato di Nasrallah: «Tutti i giorni io telefono alla parrocchia di Gaza. Lì dentro ci sono più di seicento persone, e mi dicono le cose che succedono, anche le crudeltà. E quello che lei mi dice… Non ho capito bene come sono state le cose, ma la difesa sempre deve essere proporzionata all’attacco. Quando c’è qualcosa di sproporzionato, si fa vedere una tendenza dominatrice che va oltre la moralità. Un Paese che con la forza fa queste cose – parlo di qualsiasi Paese – in un modo così “superlativo”, sono azioni immorali. Anche nella guerra c’è una moralità da custodire. La guerra è immorale ma le regole di guerra implicano qualche moralità. Quando questo non si fa, si vede il “cattivo sangue” di queste cose, diciamo in Argentina».
Durante la sua visita in Belgio, Bergoglio ha anche incontrato un gruppo di vittime di abuso sessuale: «Io ho ascoltato gli abusati. Credo sia un dovere. Alcuni dicono che secondo le statistiche il 40-46 per dento degli abusati sono in famiglia e nel quartiere, soltanto il 3 per cento nella Chiesa. Ma non mi importa quello, io prendo quelli della Chiesa. Abbiamo la responsabilità di aiutare gli abusati e prenderci cura di loro. Alcuni hanno bisogno di un trattamento psicologico, bisogna aiutarli. Anche si parla di una indennizzazione perché nel diritto civile c’è. Credo siano 50mila euro in Belgio, è troppo basso. Non è una cosa che serve. La cifra credo sia quella, ma non ne sono sicuro».
“Punire gli abusatori”
«Ma dobbiamo prenderci cura delle persone abusate e punire gli abusatori, perché l’abuso non è un peccato di oggi che domani forse non c’è… È una malattia psichiatrica e per questo dobbiamo metterli in trattamento e controllarli. Non si può lasciare un abusatore libero nella vita normale, con responsabilità nelle parrocchie e nelle scuole. Alcuni vescovi ai preti che hanno fatto questo, dopo il processo e la condanna, gli hanno dato lavoro per esempio nella biblioteca, ma senza contatto con bambini nelle scuole, nelle parrocchie. Ma dobbiamo andare avanti con questo. Io ho detto ai vescovi belgi di non avere paura e di andare avanti, avanti. La vergogna è coprire, questa sì è la vergogna».
Dopo la tappa di Papa Francesco a Lovanio, l’università cattolica ha diramato un comunicato dove “deplora le posizioni conservatrici espresse da Papa Francesco sul ruolo della donna nella società”. «Questo documento è stato fatto nel momento in cui parlavo, è stato “pre-fatto”, e questo non è morale. Io parlo sempre della dignità della donna. e dico una cosa che non posso dire agli uomini: la Chiesa è donna».
“La Chiesa è donna, è sposa di Gesù”
«Maschilizzare la Chiesa, maschilizzare le donne non è umano, non è cristiano. Il femminile ha la sua forza. Anzi, la donna – lo dico sempre – è più importante degli uomini, perché la Chiesa è donna, la Chiesa è sposa di Gesù. Se questo a quelle signore sembra conservativo, io sono Carlo Gardell. Non si capisce. Io vedo che c’è una mente ottusa che non vuol sentire parlare di questo. La donna è uguale all’uomo, anzi, nella vita della Chiesa la donna è superiore, perché la Chiesa è donna. Sul ministero è più grande la misticità della donna che il ministero. C’è un grande teologo che ha fatto studi su questo: chi è più grande, il ministero petrino o il ministero mariano? È più grande il ministero mariano perché è un ministero di unità che coinvolge, l’altro è ministero di conduzione».
«La maternalità della Chiesa è una maternalità di donna. Il ministero è un ministero molto minore, dato per accompagnare i fedeli, sempre dentro la maternalità. Vari teologi hanno studiato questo e dire questo è una cosa reale, non dico moderna, ma reale. Non è antiquato. Un femminismo esagerato che vuol dire che la donna sia maschilista non funziona. Una cosa è il maschilismo che non va, una cosa è il femminismo che non va. Quello che va è la Chiesa donna che più grande del ministero sacerdotale. E questo non si pensa alle volte».