Il ministro delle Finanze Giancarlo Giorgetti appare sempre più all’angolo. In questo Paese, da sempre, chi prova a imporre più tasse a banche e grandi imprese finisce alla lavagna col cappello da asino. Lui parla di cinque miliardi di «sacrifici». Giorgia Meloni e Matteo Salvini non sono stati nemmeno tiepidi, dopo l’intervista del ministro a Bloomberg dove ha definito necessario tassare di più i profitti e i ricavi delle imprese.
Il siluro adesso lo spedisce Antonio Tajani: «Siamo contrarissimi a imporre nuove tasse, finché saremo noi al governo non ci saranno». La strada di Giancarlo Giorgetti è tutta in salita.
Forza Italia stoppa anche l’ipotesi che stanno elaborando i tecnici del Mef: un’addizionale Ires integrata di un ulteriore elemento che attesta l’esistenza del cantiere.
La maggiorazione allo studio oscilla tra lo 0,5% e l’1 per cento. A quanto si può capire, aprirebbe la possibilità di ottenere un contributo più alto da banche e imprese.
La maggioranza è scettica, banchieri e imprenditori fanno pressing ostile, anche Giorgia pare non proprio di buon umore. E manda in avamposto Lucia Albano, la sottosegretaria al Mef in quota Fratelli d’Italia. Per spostare la bussola sulle grandi multinazionali.
Le forme di “elusione”
A Sky Tg24, la sottosegretaria conferma che il governo chiederà «il concorso di tutti quelli che ne hanno la possibilità, come le grandi imprese, per esempio quelle dell’e-commerce, oppure quelle che hanno sede all’estero, che fanno utili in Italia e per le quali sussistono di fatto delle forme di “elusione”».
In sostanza, un incremento della web tax italiana, l’imposta del 3% sui ricavi delle transazioni Internet per le imprese digitali con fatturati milionari. Sarebbe più facile da far digerire, anche se l’interesse di Elon Musk per l’Italia e gli investimenti di Microsoft potrebbero remare contro.
Confindustria favorevole alle tax expenditures
Confindustria apre alla revisione delle tax expenditures (quell’insieme di misure attraverso le quali si riconosce ai contribuenti una qualsiasi forma di esenzione, esclusione, riduzione dell’imponibile o dell’imposta, ovvero un regime di favore rispetto ad una regola di riferimento, ndr). Quelle riservate alle imprese potrebbe aumentare la quota che il governo stima di ottenere dalla revisione generale delle agevolazioni fiscali: l’asticella potrebbe toccare gli 1,5 miliardi.
Poi c’è la spending review. L’obiettivo è racimolare qualche centinaio di milioni in più rispetto ai 2 miliardi messi in conto per quest’anno.