Lo scenario politico del nostro tormentato Paese ricorda il Tombolone di Capodanno, quell’epilogo del veglione dove un po’ brilli si attende l’estrazione dei numeri e ogni tanto qualcuno esulta: “Terna!”. Chi fa ambo proponendo referendum, chi fa quaterna con proposte di legge sul premierato oppure sulla cittadinanza. Come Antonio Tajani, che ha presentato il suo progetto dello ius italiae.
Nel testo si legge “che lo straniero nato in Italia o lo straniero che arriva in Italia entro il compimento del quinto anno di età, che risiede ininterrottamente per dieci anni in Italia e frequenta e supera le classi della scuola dell’obbligo, 5 anni elementari, 3 anni di medie, 2 di superiori, può ottenere la cittadinanza italiana, a 16 anni”. Il vicepremier ha illustrato la proposta a Milano insieme ai capigruppo azzurri al Senato e alla Camera, Maurizio Gasparri e Paolo Barelli. «Presenteremo questa proposta di legge dello ius italiae alla Camera e al Senato, ma prima di farlo ne parleremo con i nostri alleati», ha detto Tajani. «Abbiamo già inviato ai capigruppo di Camera e Senato di Lega, Fratelli d’Italia e Noi Moderati la nostra proposta perché la possano valutare».
Il disegno di legge di Forza Italia andrebbe a modificare la legge 91 del 1992, con due cardini: il principio dello ius sanguinis e il riconoscimento della cittadinanza al ragazzo straniero che, risiedendo in Italia, abbia frequentato e superato tutta la scuola dell’obbligo. Per quanto concerne lo ius sanguinis, lo straniero con sangue italiano non potrà più avere la cittadinanza se i genitori, i nonni e i bisnonni sono nati all’estero. Questa disposizione si applicherebbe esclusivamente ai nati dopo l’entrata in vigore di questa legge. La stessa norma sarebbe applicata a chi viene adottato all’estero da oriundi.
Si mira anche a ridurre i tempi burocratici per l’accettazione della domanda, dagli attuali tre anni (24 mesi prorogabili fino a un massimo di 36 mesi) a un anno prorogabile di ulteriori 6 mesi (12 mesi prorogabili fino a un massimo di 18 mesi), previsti per dare risposta alle domande di ottenimento della cittadinanza dopo matrimonio, adozione di maggiorenne, residenza (decennale o quadriennale a seconda che il richiedente sia extracomunitario o comunitario) sul territorio italiano. Si riconosce poi ai Comuni la possibilità di aumentare a 600 euro il contributo per le pratiche pervenute dagli oriundi. E l’innalzamento a 600 euro del costo della documentazione che i consolati devono fornire per le richieste di cittadinanza.
Storia, geografia e Costituzione
«Noi diciamo che per essere italiani bisogna conoscere l’italiano», ragiona il ministro degli Esteri, «la storia italiana, la geografia, la Costituzione e l’educazione civica. Ecco perché diciamo nella nostra proposta dello ius italiae che dopo dieci anni di scuola dell’obbligo, condotta con profitto, puoi diventare cittadino italiano».
«Ci sono tante truffe che si preoccupano. Ecco perché abbiamo deciso di ridurre l’albero genealogico: il principio è valido fino al bisnonno e poi basta, non fino al 1861 come in precedenza. Vogliamo evitare le truffe sulla cittadinanza, non deve diventare un business o una barzelletta, perché è una cosa seria. Vogliamo veri italiani, non persone che chiedono la cittadinanza solo per avere un passaporto comunitario».
Regole non permissiviste
Le nuove regole «non sono permissiviste e non servono in nessun modo per favorire l’immigrazione illegale. Sono norme che puntano nella loro sostanza sulla serietà e sui diritti, perché essere cittadino italiano è una cosa seria. Non è una proposta lassista ma di serietà. Significa formare veri italiani, noi non vogliamo finti italiani ma veri italiani che si possano inserire». Sappiamo già che il Carroccio detesta l’idea dello ius scholae, tanto che i militanti a Pontida hanno intonato cori per dare dello «scafista» a Tajani, mentre Salvini ha tagliato corto: « La legge sulla cittadinanza va bene così e non è una priorità». Tommaso Foti di Fratelli d’Italia getta acqua sul fuoco ma senza esprimere entusiasmo: «Ogni gruppo è libero di presentare ovviamente le proprie proposte di legge: ci si confronterà, le si leggeranno e si vedranno se ci sono punti di convergenza o meno.
Il capogruppo al Senato Lucio Malan è cauto: «Potremo esprimere le nostre opinioni quando potremo vedere il contenuto: leggeremo e valuteremo». Si dichiarano a favore della proposta di legge deputati e senatori del Pd: «Non c’è più tempo da perdere, serve una nuova legge che renda la cittadinanza un diritto a tutti gli effetti, non una concessione dello Stato. Chiederemo una discussione urgente su questo testo». Si dissocia Riccardo Magi, segretario di +Europa: «È un grande bluff, un peggioramento dell’attuale situazione, noi andiamo avanti con il referendum».