Vincenzo Coviello è attualmente l’uomo simbolo della sistematica violazione del diritto alla privacy. Si scopre che ha spiato i conti correnti di 77 personaggi pubblici e 73 colleghi di Intesa, per un totale (provvisorio) di 6.637 accessi sui nominativi di 3.572 clienti, con conti in 679 filiali registrati tra novembre 2023 ad aprile 2024. L’ex dipendente di Intesa San Paolo è indagato dalla Procura di Bari per accesso abusivo ai sistemi informatici e procacciamento di notizie sulla sicurezza dello Stato. La lista delle sue “curiosità” comprende politici, da Meloni a La Russa e personaggi dello spettacolo, da Al Bano a Zucchero, da Elisabetta Canalis ad Alberto Angela.
Scandagliando nei conti di Coviello, gli investigatori non ravvedono alcun problema economico. Casa di proprietà, conto corrente cointestato alla moglie. Si proietta l’immagine di un “Signor Nessuno”, sconosciuto ai più nella sua città, Bitonto. Aveva, fino all’8 agosto, un posto di lavoro di tutto rispetto come funzionario nella dipendenza di Bisceglie della filiale di Barletta di Intesa, dove si occupava di imprese. Un lavoro che ha perso dopo che le funzioni di sicurezza aziendale, a febbraio, hanno cominciato a sospettare.
Fino a inizio 2024 a Coviello era stato contestato solo l’accesso «fuori perimetro» (cioè oltre le sue competenze) a otto nominativi, «oggetto di interrogazioni avvenute con più frequenza nell’arco della medesima giornata»: 331 accessi sull’imprenditore F.F., suo coetaneo, di cui poi ha riferito ai vertici della banca di non ricordare nulla, 302 su una coppia di coniugi (uno docente di scuola e l’altra operaia), 230 sul professore universitario di Medicina che lo ha denunciato ai carabinieri facendo partire l’indagine, 100 su un’altra professoressa di scuola superiore, 31 su una sua parente acquisita.
Quando la Procura di Bari ha chiesto a Intesa di trasmettere la documentazione relativa a quanto emerso, si è aperta una voragine. Perché Coviello non si è limitato a spulciare i conti delle sorelle Giorgia e Arianna Meloni, dei ministri Crosetto, Santanché e Fitto, oltre che Ignazio La Russa, Andrea Giambruno, l’ex ministro Di Maio, diversi membri delle famiglie Berlusconi ed Elkann.
Coviello si è intrufolato nei conti di sette presidenti ed ex presidenti del Consiglio: oltre alla Meloni e a Silvio Berlusconi, nell’elenco ci sono anche Matteo Renzi e la moglie, Enrico Letta, Massimo D’Alema, Mario Draghi e Giuliano Amato. Tutti accessi registrati tra il febbraio 2022 e l’ottobre 2023.
La vertigine della lista
L’elenco degli “interessi” del commercialista ricorda la “vertigine della lista” di Umberto Eco: spiati Fabio Briatore, Bianca Guaccero, il campione salentino dei giochi tv Massimo Cannoletta. I cantanti Biagio Antonacci, Claudio Baglioni, Albano Carrisi, Zucchero, Piero Pelù. Tra i politici, Francesco Boccia e la moglie, la deputata pugliese Margherita Mastromauro. Tra i presidenti di Regione, oltre a Michele Emiliano e Luca Zaia, anche Stefano Bonaccini.
E ancora Flavia Franzoni, Alessandro Gassman, i conti del Sole 24 Ore, quelli della Juventus Fc e di Andrea Agnelli. Ha cercato Diego Armando Maradona (che era deceduto due anni prima) e i figli del campione, e parecchi giornalisti della tv e della carta stampata. E ancora: Vittorio Sgarbi e Denis Verdini, l’ex assessore regionale Massimo Ostillio, il vescovo di Bari Giuseppe Satriano, i vertici provinciali di Finanza e Carabinieri.
Soldi sotto le mattonelle
Martedì 15 ottobre la Procura dovrebbe disporre gli accertamenti sui devices sequestrati a Coviello. Per cercare su pc, tablet e cellulare tutti gli elementi utili alle indagini. Coviello ha detto di aver fatto tutto da solo, «per curiosità», e di non aver divulgato niente a nessuno. Tesi che ovviamente deve essere chiarita o confutata al più presto
La prima voce a lanciare accuse contro Coviello è quella di Al Bano: «Non si tratta di curiosare, ma di spionaggio. Non parliamo di due o tre persone, ma di migliaia. Bisogna chiamare le cose con il proprio nome». Nel suo sfogo al Corriere della Sera, Carrisi denuncia: «È vergognoso che ci sia sempre qualcuno che fa quello che non deve. Quell’uomo aveva un compito preciso: tutelare i suoi clienti. Non lavorava né per il Kgb né per la Cia, ma per una banca, dove invece ha deciso di fare la spia. Tu non metti i tuoi risparmi in banca per essere spiato. A questo punto, meglio tornare ai metodi antichi: prendere i soldi e metterli sotto le mattonelle, forse lì sarebbero più sicuri».