Home Celebs Televisione L’autodafé commosso di Mauro Corona sarà… Verissimo?

L’autodafé commosso di Mauro Corona sarà… Verissimo?

Lo scrittore Mauro Corona, 74 anni - Fonte: Ipa - Dillingernews.it

Oltre 40 libri all’attivo, alpinista e scultore ligneo, Mauro Corona è da sempre un personaggio che fa discutere. Certuni lo vedono come una macchietta per il modo di vestire e presentarsi davanti alle telecamere, altri apprezzano la schiettezza nell’esprimere le sue opinioni. Leggendarie le baruffe con Bianca Berlinguer, di cui è ospite fisso. È uno di quegli uomini che evoca ricorrentemente il classico dubbio: “Ma ci è o ci fa?”. Come nel caso della sua apparizione a Verissimo e alla confessione dei suoi peccati a Silvia Toffanin.

«Ho 74 anni, non so quanto mi resta… Sto provando a liberarmi dall’alcol. Ci sono riuscito per cinque anni e ci sono ricaduto. Poi ce l’ho fatta per altri due anni. Ogni tanto ci ricado, è una vipera che ti morde».

«Dall’alcol non ne puoi uscire. Lo puoi sospendere, ma non puoi uscirne. La colpa è solo mia, è una scelta. Vorrei viaggiare in discesa, non più in salita».

«Con lei», dice guardando dritto Silvia Toffanin, «riesco ad essere più vero. Vorrei che anche la Bianchina (Bianca Berlinguer, ndr) riuscisse a tirare fuori il vero da me. Bianchina sa che questa confessione è per farla ingelosire».

Mauro Corona continua con il suo autodafé: «Le disgrazie mi hanno migliorato. Un tempo ero aggressivo, volevo sgomitare, puntavo ai premi letterari».

Parvenza di felicità

«Adesso mi sta bene tutto. I miei figli stanno bene? Sì e questa è una parvenza di felicità. Sono gli inciampi della vita. Esistere significa subire cose da accettare, non le schivi».

Lo scrittore, non per la prima volta, torna sul rapporto tempestoso con il padre violento. «Mandò in coma mia madre tre volte. Finché lei scappò di casa. Avevo sei anni, mio fratello cinque, l’ultimo nato quattro mesi. La rividi che ero tredicenne».

Mauro Corona con Bianca Berlinguer – Fonte: Ipa – Dillingernews.it

Un uomo vinto, sfinito

Il papà attizzava la sua gelosia con l’alcool. «Non voglio somigliare a lui. Rivedo in me alcuni tratti che lo caratterizzavano, provo quasi rabbia per questo. Ci vendicavamo da vivi, ora avrei tante cose da dirgli ma non si può più fare. Le cose vanno fatte quando le persone ci sono…».

«Ricordo una volta in cui siamo andati a camosci, abbiamo dormito in una grotta, con il fuoco acceso. Mi sono voltato, l’ho visto dormire e ho visto un uomo vinto, sfinito. In quel momento mi sono sentito vinto anche io».

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