Il recente rapporto dell’Istat sulle condizioni economiche degli italiani fotografa una situazione sconcertante e per di più invariata rispetto al passato. Cambiano i governi, si succedono le manovre finanziarie, si promettono misure incisive contro l’evasione fiscale, che potrebbero liberare risorse per la parte più fragile della popolazione. Restano le percentuali rese note dall’Istituto di statistica, che sono da spettro del Terzo Mondo.
Il primo dato incredibile è quello sulle famiglie in povertà assoluta: sono 2.2 milioni. Come se tutta Milano, Genova e Bologna fossero baraccopoli per disperati. Una condizione di indigenza più o meno grave colpisce quasi un cittadino su dieci: 5,7 milioni, con il 30% di famiglie con almeno un componente straniero. Incidenza che cala al 6,3% quando si tratti di famiglie di soli italiani.
Non si smuove di un millimetro la cosiddetta “povertà relativa familiare”, ormai da tempo al 10,6%. Nessun miglioramento rispetto al 2022 si può rintracciare nella condizione dei minori a livello nazionale, con il valore più elevato dal 2014 e con un peggioramento per i bambini da 7 a 13 anni del Centro (l’incidenza arriva dal 10,7% al 13,9%).
Sono povere al 20,1% le famiglie con minori, più dell’insieme delle famiglie in difficoltà (18,2%). Si contano oltre 1,7 milioni di stranieri in povertà assoluta, con un’incidenza individuale pari al 35,1%, oltre quattro volte e mezzo superiore a quella degli italiani (7,4%).
Più diffusa la povertà assoluta tra le famiglie che vivono in affitto. Nel 2023, il 18,1% delle famiglie residenti in Italia paga un affitto per l’abitazione in cui vive; il 72,8% invece ha un’abitazione di proprietà.
Falcidiati dagli affitti
Sono circa un milione le famiglie povere in affitto, il 46,5% di tutte le famiglie povere, con un’incidenza di povertà assoluta del 21,6% contro il 4,7% di quelle che vivono in abitazioni di proprietà (quasi 907mila famiglie).
Per queste famiglie l’incidenza più elevata si registra nel Mezzogiorno (23,8%), seguono le famiglie del Nord e del Centro (rispettivamente 21% e 19,9%). Per le famiglie proprietarie dell’immobile in cui vivono, l’incidenza si attesta su valori più bassi, con il massimo nel Mezzogiorno (6,7%) e il minimo nel Centro (3,6%).
Più colpite le persone tra i 35 e i 44 anni
Tra le famiglie in affitto, sono più povere le famiglie con persona di riferimento fra i 35 e i 44 anni (pari al 24,9%), mentre quelle con persona di riferimento anziana, di 65 anni e oltre sono il 17,3%.
Le famiglie in affitto interamente composte da italiani mostrano valori dell’incidenza di povertà assoluta due volte e mezzo inferiori a quelli delle famiglie con almeno uno straniero (rispettivamente 15,0% e 37,0); da segnalare come tra le famiglie povere con stranieri il 76,8% viva in affitto e soltanto il 12,5% abbia una casa di proprietà contro, rispettivamente, il 32,7% e il 53,9% delle famiglie povere di soli italiani.