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Turetta e Giulia che “gridava, non ne potevo più di sentirla urlare, volevo colpirla al collo”

Filippo Turetta in tribunale a Venezia - Fonte: Ipa - DIllingernews.it

I legali di Filippo Turetta hanno consegnato al tribunale di Venezia una sorta di memoriale scritto dal femminicida confesso: 80 pagine zeppe di correzioni e cancellature, per ripercorrere ciò che ha preceduto il delitto di Giulia Cecchettin. Un documento che parrebbe aggravare il quadro del ragazzo, consolidando l’ipotesi della premeditazione. «Volevo stessimo insieme, noi due soli», ha raccontato Turetta in aula. «Passare del tempo assieme, prima eventualmente di toglierle la vita, anche se non lo avevo ancora deciso».

Non nomina mai l’ex fidanzata, la evoca soltanto dicendo «lei». Giulia in un messaggio gli aveva confessato, davanti ai suoi comportamenti ossessivi: «A volte mi fai paura».

Tra le dichiarazioni già acquisite nel fascicolo processuale e le nuove memorie depositate in tribunale, si aggiungono nuove tessere a un puzzle agghiacciante, tuttavia ancora incompleto.

Come un litigio in una gelateria, con Turetta che tira «uno schiaffo sulla coscia» alla ragazza. Fino al 7 novembre 2023, quattro giorni prima dell’orrore, e i suoi primi «pensieri brutti e terribili, farle del male e toglierle la vita».

«Ho pensato quindi di rapirla e sequestrarla», ricorda l’imputato, «se le cose non fossero migliorate tra noi». Il primo atto, premeditato per il Pm Andrea Petroni, fu proprio il 7 novembre in quella lista, in cui Filippo scrisse le «cose da fare»: fare cassa usando un bancomat da eliminare, comprare scotch per legare la ragazza, sacchi neri, coltelli, cartine stradali.

Colpita a una coscia

Mentre in internet cercava luoghi appartati, sistemi per rendere non rintracciabile la propria auto. La sera dell’11 novembre, l’appuntamento al centro commerciale “La Nave de Vero” di Marghera, l’aggressione a Vigonovo nel parcheggio vicino alla casa di Giulia, lo spostamento in auto a Fossò. Filippo spiega che mentre guidava «l’ho colpita a una coscia, volevo metterle lo scotch sulla bocca, ma non ci sono riuscito».

Giulia cerca di fuggire nelle strade della zona industriale di Fossò, lui la insegue e la spintona a terra, «non ricordo bene. Ero accasciato sopra di lei che era per terra e continuava a gridare forte. In quel momento volevo toglierle la vita. Non ne potevo più di sentirla urlare. Volevo che tutta quella situazione finisse al più presto».

Venezia. Filippo Turetta in aula con i suoi avvocati – Fonte: Ipa – Dillingernews.it

“Non penso al mio futuro”

«Ho iniziato a colpirla con il coltello. Avrei voluta darle solo un colpo al collo perché fosse meno “doloroso” e più veloce, ma lei si difendeva con le braccia. Così ho iniziato a colpire più velocemente possibile senza neanche guardare dove stessi colpendo e pensare al male che le stavo causando. A un certo punto è come non la avessi sentita più urlare. Non avrei mai voluto colpirla sul viso, la cosa mi ha inorridito».

«Non penso al mio futuro. L’unica cosa a cui penso è che sia giusto affrontare questo ed espiare la colpa per quel che ho fatto. Non so perché non ho chiesto scusa, ma penso che sia ridicolo e fuori luogo, vista la grave ingiustizia che ho commesso», dice al suo legale Giovanni Caruso. Si tornerà in aula il 25 e 26 novembre per la discussione e il 3 dicembre per la sentenza.

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