È un fiume in piena l’Equalize-Gate. Il gruppo di Carmine Gallo ed Enrico Pazzali vendeva informazioni segrete per la nostra sicurezza anche a «servizi di intelligence stranieri». Tra cui il Mossad e il Vaticano.
Il tariffario garantiva la localizzazione di un cellulare per 250; 15mila per un dossier completo su qualcuno tramite le banche dati violate. E 20mila per inserire un trojan (un tipo di malware che invade il device camuffandosi da programmi reali e operativi, ndr) nel suo telefonino. Equalize pare vantasse clienti come Eni, Erg, Barilla, Mediolanum, Heineken, Brt e l’ex Ilva.
Ma anche la Fenice Benefit Srl, società romana di edilizia, che ha pagato un milione di euro di parcelle. Il capo degli hacker Samuele Calamucci sosteneva di essere amico dell’ex sottosegretario M5s alla Difesa Angelo Tofalo e in affari con Mirko Lapi, collaboratore dell’ex ministra Elisabetta Trenta.
Tra i report, svetta quello chiesto dal Vaticano. «I dati mi servono per andare contro l’oligarca, il braccio destro di Putin. La aiutiamo la Chiesa contro la Russia o no?», dice Calamucci. «Se ci pagano…», risponde Gallo. «Pro bono per il Papa?», dicono scherzando.
Equalize ha ricevuto anche l’incarico da parte dell’A.S. Roma di bonificare il centro sportivo di Trigoria. Un affaruccio da 3mila euro, che secondo gli investigatori arriva da Angelo Ruocco, security manager della Robert Bosch Spa e all’epoca anche dirigente dei giallorossi.
“Spionaggio” sulle informazioni ai giornalisti
Il presidente di Fenice Srl, Lorenzo Sbraccia, voleva acquisire informazioni illecite «per salvaguardare sé e i suoi affari». E per colpire i suoi nemici interni. Barilla avrebbe pagato 17 mila euro: un dirigente voleva scoprire chi desse informazioni ai giornalisti. Erg 117.500 euro per spiare dipendenti fino ai loro telefonini (e alle app di messaggistica).
Bertolini logistica invece ha pagato 120 mila euro, così come la Number 1 che chiedeva di spiare i dipendenti. Banca Profilo ha versato 43.800 euro, per imprecisato mandato investigativo. Heineken ne ha pagati 25 mila, sempre per avere report sui lavoratori. Eni ha pagato 377 mila euro e il direttore degli affari legali Stefano Speroni sarebbe indagato per concorso in accesso abusivo a sistema informatico.
Sponsor di centrodestra
Risulterebbero inoltre ricerche sulle banche dati su La Russa, Renzi e altri. Calamucci, di Pazzali, dice: «Avendo lo sponsor di centrodestra i contatti sono settanta per cento centrodestra, trenta il resto».
La presunta associazione per delinquere avrebbe avuto tra i clienti anche Ilva in amministrazione straordinaria, mentre nei locali della società sarebbero stati trovati «un vero e proprio “archivio di Polizia”» e documenti su Paolo Simeone, «noto youtuber e contractor italiano».