Proseguono a spron battuto le indagini sull’Equalize-Gate, rete di presunte cyber-spie scoperta dalle indagini della Direzione distrettuale antimafia di Milano e della Direzione nazionale antimafia. Sono stati ordinati quattro arresti domiciliari, tra cui quelli dell’ex super poliziotto Carmine Gallo e del suo braccio destro Nunzio Samuele Calamucci, due sospensioni dal servizio e una raffica di perquisizioni. In particolare, i soggetti coinvolti cominciano (non tutti) a vuotare il sacco, davanti al gip milanese Fabrizio Filice.
Gallo e Calamucci nelle loro dichiarazioni spontanee si sono difesi, il primo dichiarando: «In 41 anni ho servito le istituzioni e anche adesso collaborerò». Marco Malerba, poliziotto destinatario di una misura interdittiva, è stato l’unico dei sei a fare le prime ammissioni: «Sì, facevo gli accessi abusivi per i dati, nell’ambito di un rapporto di scambio di favori». Per esempio, pare, raccomandazioni per visite mediche o un tavolo speciale al ristorante, il pagamento di spese legali.
Anche Massimiliano Camponovo e Giulio Cornelli, due dei più esperti hacker della squadra che ruotava attorno alla Equalize, avrebbero fornito informazioni importanti al pm Francesco De Tommasi, che coordina le indagini con l’aggiunto Alessandra Dolci e il Procuratore Marcello Viola.
Camponovo descrive «una mano oscura che muoveva questo sistema. Temevo per la mia vita e per quella dei miei familiari e per questo facevo i report con i dati che mi davano».
Cornelli, con le lacrime agli occhi, ha dichiarato: «Chiarirò tutto quello che potrò chiarire. Voglio uscire da questa brutta situazione e tagliare con ambienti che non mi riguardano».
Le difese
Il suo legale, l’avvocato Giovanni Tarquini, sostiene che il suo cliente «non si riconosce in quella figura che gli viene attribuita e non è dentro alcun contesto associativo criminale. È una vicenda delicata dai contorni ancora da definire».
Anche Gallo e Calamucci, entrambi difesi dall’avvocatessa Antonella Augimeri, vogliono rendere interrogatorio e collaborare, ma in chiave difensiva. Intercettato mentre dice di aver «lavorato nei servizi» e di sentirsi un «servitore dello Stato», il super poliziotto Gallo è convinto di poter «dimostrare ai pm per la mia innocenza». Calamucci, ipotetica “mente tecnologica del gruppo”, afferma che «dal punto di vista empirico le cose che ho letto sugli organi di stampa sono impossibili da realizzare» e nega di aver mai “bucato” lo Sdi.
Le soffiate
Tuttavia, risulterebbe che nel giugno dell’anno scorso sia arrivato un ordine di Enrico Pazzali: entrare nella banca dati del ministero dell’Interno per verificare se fosse o meno indagato, dopo una “soffiata” di un amico alto ufficiale della Gdf circa un’inchiesta su un bonifico su un suo conto di 200 mila euro da Banca Intesa.
Sull’Equalize-Gate, il Procuratore della Dna Gianni Melillo parla di un «gigantesco traffico di dati riservati» su commissione di clienti. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, durante il question time al Senato, ha messo il governo in allerta: «Le indagini di Milano, ma anche quelle che nel recente passato hanno evidenziato attività illecite finalizzate al dossieraggio, pongono il tema della gravità di comportamenti di chi potrebbe utilizzare dati illecitamente acquisiti, non solo per scopo di lucro, ma anche per attaccare gli avversari politici alterando le regole della democrazia».