Due giornali europei, il Jewish Chronicle di Londra e la tedesca Bild, sempre ben informati su quanto accade nel governo, un giorno si svegliano per scrivere come Hamas stia semplicemente fingendo di negoziare con Israele, mentre in realtà s’è già organizzata per trasferire gli ostaggi in Egitto, attraverso i tunnel che portano da Gaza in Egitto.
È un’informazione riservata, contenuta in un documento militare. Una confidenza che l’Idf ha raccolto da un capo di Hamas. Come hanno fatto i due giornali ad averla? A Netanyahu importa poco chiarirlo. Alla prima riunione del gabinetto di sicurezza, il premier loda subito i due scoop. E ancora una volta può dimostrare agl’israeliani quel che va ripetendo lui: è inutile negoziare con Hamas, ancor più difficile portare a casa gli ostaggi, quasi inevitabile continuare la guerra. «Ora è chiaro che metodi usa Hamas, per fare pressione sull’opinione pubblica. Vuole incolpare Israele del fallimento nei negoziati».
Ora si apprende che uno strettissimo collaboratore di Netanyahu, Eliezer Feldstein, è finito in carcere con quattro collaboratori. Rischiano 15 anni, per avere fatto uscire documenti riservati. E devono spiegare molte cose: il documento, sottratto nell’ufficio di Netanyahu, è stato trovato anche sul pc di Yahya Sinwar, il capo di Hamas ucciso a Gaza.
La storia è in buona parte secretata, per ragioni di sicurezza. E il governo israeliano minimizza: Feldstein non aveva incarichi delicati, si sostiene, anche se accompagnava sempre Bibi nei sotterranei blindati della Difesa, parlava a suo nome coi giornalisti e partecipava al gabinetto di guerra. La domanda conseguente è: Netanyahu sapeva? Ha dato lui l’ordine di manipolare l’opinione pubblica, facendo filtrare informazioni riservate? «Il danno provocato va oltre la sfera della sicurezza nazionale e fa sorgere il sospetto che l’ufficio del premier abbia agito apposta per mandare a monte un accordo sugli ostaggi, in contrasto con gli obbiettivi della guerra».