Il broker Daniele Migani, residente in Svizzera, fondatore del Gruppo Xy con un trascorso da fisico nucleare al Cern di Ginevra, è tra gli indagati di un’inchiesta della Procura di Milano che ha portato al sequestro di 18 milioni di euro a opera del Nucleo speciale di polizia valutaria della Gdf. Tra i presunti raggirati, Caterina Caselli e Giorgetto Giugiaro. E la lista di vip un po’ ingenui, o magari troppo avidi, finiti presumibilmente truffati si allunga.
I reati contestati, come ha fatto sapere il procuratore Marcello Viola in una nota, sono quelli di truffa, abusiva attività finanziaria svolta sul territorio dello Stato e omessa presentazione della dichiarazione dei redditi.
A quanto si apprende dalle indagini del pm Giovanni Polizzi, il broker avrebbe elaborato «un sofisticato sistema societario, creato ad hoc al fine di collocare in Italia, attraverso una folta rete di agenti, diverse tipologie di prodotti finanziari».
Si tratterebbe di polizze assicurative sulla vita, strumenti finanziari derivati, servizi di investimento in un fondo lussemburghese, «in assenza delle prescritte autorizzazioni per operare fuori sede, nei confronti di imprenditori del Nord Italia in possesso di ingenti patrimoni mobiliari».
Tra le presunte vittime delle società elvetiche Xy e Xy Eos Ticino ci sarebbero Caterina Caselli e il designer di auto Giorgetto Giugiaro, che avrebbe subito un danno di 8,6 milioni. Truffati, tra gli altri, si ipotizza Luigi Filippo Orsi Mangelli Avera, di una famiglia dell’industria tessile, e Federica Minozzi, imprenditrice di Iris Ceramica Group e protagonista anche di una docuserie televisiva.
50 milioni di euro
Nel contesto dell’indagine milanese figurerebbe anche Luca di Montezemolo, che non è però tra gli episodi contestati nel decreto di sequestro. Le presunte vittime, che tra il 2020 e il 2024 hanno denunciato di essere state raggirate da Migani e dai suoi collaboratori, avrebbero subito «un danno patrimoniale complessivo nell’ordine di oltre 50 milioni di euro».
Come spiega la Procura di Milano, le indagini «hanno permesso di accertare come nella fase di procacciamento dei clienti venisse falsamente presentata l’attività finanziaria svolta dal gruppo come un servizio legittimamente erogato in Italia. I clienti venivano profilati come investitori professionali, seppur in assenza di specifiche competenze finanziarie, mediante la sottoscrizione della cosiddetta “reverse enquiry”, artatamente predisposta dagli agenti del gruppo societario in parola con il duplice intento di mascherare l’attività abusiva e l’operatività esercitata sul territorio nazionale».
La replica
Come si legge nell’imputazione riportata nel decreto di sequestro della gip Teresa De Pascale, “senza che le società Xy Sa e Xy Eos Ticino Sa fossero autorizzate a svolgere attività in Italia e senza che alcune delle persone fisiche fossero iscritte nell’albo unico dei consulenti finanziari“. Sarebbero stati raggirati molti “potenziali clienti tra imprenditori del Nord Italia in possesso di ingenti patrimoni immobiliari”.
Il gruppo Xy risponde con una nota che “ribadisce con forza la legalità del proprio operato ed esprime sorpresa per la decisione della Procura milanese di procedere all’esecuzione del sequestro. La società evidenzia inoltre di avere sempre assolto ai propri obblighi in materia fiscale e al correlato pagamento delle tasse nei paesi in cui ha residenza fiscale“.