La sera del 5 settembre 2010, quando Angelo Vassallo fu ucciso, il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo, arrestato ieri con altre tre persone per omicidio aggravato in concorso, aveva prenotato per cenare con amici nel ristorante “Da Claudio” di Acciaroli. Claudio è Claudio Vassallo, fratello di Angelo. Nel locale lavorava anche la moglie del sindaco. Un posto perfetto, secondo il gip, per crearsi un alibi.
Ma a un certo punto lui si separa dal resto della comitiva e si allontana dal centro di Acciaroli. Interrogato, Cagnazzo non è stato in grado di ricostruire che cosa fece in quel lasso di tempo. “Non posso escludere di essermi recato a salutare mia figlia o altri conoscenti del luogo”, ha detto. Poi una sigaretta Lucky Strike sul luogo del delitto. A quattro metri dall’auto in cui c’era il cadavere del sindaco, infatti, ne venne trovata una su cui fu individuato il Dna di Cagnazzo.
Cagnazzo, come raccontano i testimoni, oltre ai mozziconi di sigaretta, che prelevò per metterli in una bustina e portarli chissà dove, spostò anche almeno un bossolo “con un rametto” per poi rimetterlo dov’era. Quindi, secondi i testimoni, la scena del crimine era molto inquinata.
Racconta Angelo La Greca, all’epoca assessore comunale molto vicino a Vassallo: “Ricordo immediatamente una cosa negativa che mi colpì. Il fatto che al di là del nastro che delimitava la zona interdetta ai non addetti ai lavori in realtà si trovavano diverse persone del paese incuriosite dall’accaduto. Fu infatti quello che io ritengo il responsabile dei rilievi scientifici che energicamente sgombrò l’area da coloro che non erano autorizzati. Il colonnello Cagnazzo entrava e usciva dalla zona interdetta. Quando usciva si intratteneva a parlare con persone di sua conoscenza tra cui sempre i fratelli Palladino. Quest’andirivieni del colonnello terminò proprio con l’arrivo dei carabinieri addetti ai rilievi scientifici”.