Dopo il debutto del 12 novembre alla Sala Dal Verme di Milano, a posti esauriti, in molti vorrebbero vedere il docufilm sulla vita di Liliana Segre, diretto da Ruggero Gabbai. Ma il regista si trova di fronte a un problema che ha del paradossale, dopo aver contattato il gestore del cinema Orfeo per chiederne la disponibilità. Gli è stato opposto un rifiuto.
«Non ho nulla contro Gabbai», spiega Felice De Santis a “La Repubblica”. «Tanto meno contro Liliana Segre. Ma io sono un imprenditore, devo anche stare attento ai miei spazi, al mio lavoro. Se mi arriva qui una manifestazione di gente che ce l’ha con gli ebrei, come è successo tante volte a Milano, in questi mesi, io non voglio problemi”. I disordini ad Amsterdam, con i tifosi palestinesi a braccare gli israeliani, lo hanno impressionato.
«Questa mattina Liliana mi ha telefonato», racconta Gabbai. «Mi ha detto: “Questa cosa che hanno sfregiato il murales mio e Sami Modiano mi ha abbastanza scioccato. Hanno tolto la mia identità, il mio volto, hanno tolto la stella gialla, ma hanno lasciato il numero, pensi che siano così intelligenti che l’hanno pensata?”.
De Santis, ne è certo Gabbai, avrebbe avuto già in tasca il tutto esaurito, come alla Sala Dal Verme. Se preferisce rinunciare all’incasso pur di non correre rischi, si può capirlo. Non si può invece tollerare un caso di violenza che vince contro cultura. Segre forse è un po’ incline alla debolezza di porsi al centro dell’attenzione, tuttavia i suoi drammatici travagli e la carica di senatrice impongono al governo di esprimere ogni appoggio al docufilm “Liliana”.