Il leader ucraino Zelensky rilascia una dichiarazione da svolta storica: «La guerra finirà prima con Trump. Grazie al G7 e a Meloni per il sostegno unitario a Kiev».
«I leader del G7 hanno dimostrato ancora una volta il loro incrollabile sostegno all’Ucraina, mentre ci avviciniamo al millesimo giorno di aggressione da parte della Russia».
«Sono profondamente grato alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e a tutti i leader del G7 per la loro voce unita nel sostenere l’Ucraina. Il loro sostegno ci aiuta a proteggere il popolo dal terrorismo, salvando innumerevoli vite».
Intanto il ministro degli Esteri del Giappone, Takeshi Iwaya, ha visitato a sorpresa Kiev, e ha dichiarato che le truppe della Corea del Nord che sono entrate in guerra in Ucraina, «non solo approfondiranno la gravità della situazione ucraina, ma avranno effetti estremamente significativi per la situazione della sicurezza in Asia orientale».
«Siamo preoccupati da questo sviluppo, che condanniamo con forza», ha aggiunto il ministro giapponese. Iwaya è il primo rappresentante del Giappone a visitare Kiev da quando si è insediato il nuovo premier, Shigeru Ishiba. Il ministro incontra oggi il suo omologo ucraino, Andryi Sibyha, e potrebbe anche avere un colloquio con il presidente Volodymyr Zelensky.
“Passi indietro”
Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj riconosce che la situazione al fronte è «davvero difficile, con una lenta ma inesorabile pressione dei russi». Le truppe ucraine che combattono in prima linea sono stanche. Sono quindi possibili dei riposizionamenti, dei «passi indietro». La rotazione non può avvenire finché le brigate di riserva sono a corto di personale in armi ed equipaggiamento. Ci sono ragazzi al fronte. Hanno bisogno della rotazione per potersi riposare, fare vacanze, ecc. Al loro posto devono alternarsi altre squadre», ma queste tardano a formarsi perché «a corto di personale».
«Per vari motivi, comporre le nostre brigate con persone addestrate, rifornirle ed equipaggiarle con armi, sono processi che ora vanno a rilento. Non è sufficiente riempire una brigata di persone se non arrivano le armi specifiche. Aspettiamo la consegna di alcune armi da 12 mesi, dall’accordo nel Congresso americano».
“Carne da cannone”
«Che facciamo, li mandiamo avanti come semplice carne da cannone, come fanno i russi? Nessuno lo vuole». I ragazzi al fronte, colpiti quotidianamente e bombardati, «ci chiedono se possiamo fare dei passi indietro, e la leadership militare risponde: Sì. Sì, perché questa è la nostra posizione di principio: “prima vengono le persone, poi la terra”».
«Quando le riserve, i rinforzi saranno pronti, allora i russi si troveranno nella situazione in cui siamo noi adesso, sul fronte orientale».