Due razzi lanciati dai miliziani sciiti hanno colpito la base di Shama nel sud del Libano, dove è di stanza la brigata Sassari. Quattro caschi blu italiani dentro un mezzo blindato, con elmetti e giubbotti, hanno riportato ferite lievi.
«Sono attacchi inaccettabili», denuncia Giorgia Meloni appellandosi «affinché le parti sul terreno garantiscano in ogni momento la sicurezza dei soldati di Unifil». I missili impiegati sono da 122 millimetri, tipologia usata da Hezbollah e non dall’esercito israeliano.
È escluso che la base italiana fosse l’obiettivo del blitz terroristico. Tuttavia quell’area è da giorni terreno di scontro tra le milizie libanesi e l’Idf. E da una decina di giorni le unità dell’esercito di Netanyahu hanno raggiunto il villaggio di Shama, per neutralizzare i bunker e i depositi di armi dei loro nemici.
L’ira di Crosetto
Le basi Unifil sono all’incrocio delle traiettorie di tiro: Guido Crosetto definisce «intollerabile che ancora una volta una base di Unifil sia stata colpita. Parlerò con il nuovo ministro della Difesa israeliano per chiedergli di evitare l’utilizzo delle basi Unifil come scudo. Ancor più intollerabile è la presenza di terroristi nel sud del Libano che mettono a repentaglio la sicurezza dei caschi blu e della popolazione civile».
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani avverte: «Come abbiamo detto a Israele di prestare la massima attenzione, così diciamo con altrettanta fermezza a Hezbollah che i militari italiani non si possono toccare. Se pensano di continuare a fare danni alle basi italiane hanno sbagliato».
Rischio escalation
Il portavoce di Unifil Andrea Tenenti è in allarme: «Anche stavolta se le regole di ingaggio non fossero state adempite, come essere all’interno dei bunker durante i bombardamenti, ci sarebbero stati danni ben maggiori. Se le regole di ingaggio si vogliono cambiare, il Consiglio di sicurezza potrà farlo, però decidere di usare di più la forza potrebbe potrebbe portare a un’escalation di violenza contro la missione stessa. Vedremo».