Beppe Grillo progetta la sua vendetta, dopo essere stato buttato fuori dal M5S da Giuseppe Conte. Combatterà su ogni terreno legale e politico la sua battaglia. La sua prima mossa è comunicare formalmente la ferma intenzione di far ripetere le votazioni della base.
È una sfida sui numeri condotta sul filo del rasoio, come spiega una fonte interna al Movimento: «Se i sì alla cacciata sono meno di 35mila, devono trovare altri 10mila votanti».
Il leader Conte non sembra intimorito: «Beppe Grillo ha appena avviato un estremo tentativo di sabotaggio: ha chiesto di rivotare, invocando una clausola feudale che si trascinava dal vecchio statuto. Insomma, è passato dalla democrazia diretta al “qui comando io” e se anche la maggioranza vota contro di me non conta niente».
«Come già nei precedenti tentativi di sabotaggio ci sta dicendo che non conta più la regola democratica “uno vale uno”, perché c’è uno che vale più di tutti gli altri messi assieme. Potremmo contestare questa vecchia clausola, retaggio del passato e vincere con le nostre buone ragioni un contenzioso legale. Ma dobbiamo occuparci del Paese reale, a cui noi del Movimento vogliamo offrire soluzioni e battaglie da vincere, non capricci e beghe personali del fondatore. Il ruolo dell’azzeccagarbugli lo lascio quindi a Grillo».
Vittoria Baldino ha già respinto l’ipotesi di nuove votazioni a Tagadà, su La7. «È una facoltà che lo statuto gli attribuisce, statuto che però gli iscritti ci hanno detto che va cambiato, perché quello di garante effettivamente è un ruolo con dei poteri abnormi. Quindi Beppe ha la facoltà e le prerogative di fare e strafare quello che vuole, ma a un certo punto dovrà prendere atto di quello che la base vuole».
“Controproducente per lui stesso”
«Lo può fare, ma credo che sia controproducente anche per sé stesso: noi siamo entrati nel Movimento perché lui ci ha insegnato che cosa fosse la democrazia diretta e questo è stato un esercizio meraviglioso di democrazia, che il mondo ci sta invidiando perché non l’aveva fatto nessuno prima».
A difendere Grillo si erge Enrico Maria Nadasi, suo commercialista e cofondatore insieme al comico dell’Associazione Movimento 5 Stelle 2013, «proprietaria dei simboli del Movimento» secondo l’ultimo bilancio dell’Associazione.
«È opportuno che Conte adesso si faccia il suo simbolo, “Oz con i 22 mandati”, e lasci perdere quel simbolo lì. Il Movimento che abbiamo fondato non può essere stravolto. Se continua col simbolo del Movimento, si valuterà il da farsi», prende posizione Nadasi.