Nella serata del 26 novembre, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha ufficializzato il l’accordo per un cessate il fuoco con Hezbollah: «La durata dipenderà da ciò che succederà sul terreno. Se Hezbollah si riarmerà, noi attaccheremo. Se tenterà di ricostruire infrastrutture terroristiche vicino al confine, colpiremo. Se lancerà razzi, se scaverà tunnel, se porterà un camion con missili, colpiremo».
Bastano queste dichiarazioni a far capire la fragilità della firma accordata da Bibi. Ma Joe Biden rivendica: «Il conflitto finisce alle 4 del mattino. Hamas rifiuta accordo a Gaza e nei prossimi giorni si studierà un nuovo piano per la tregua. Israele e Libano hanno accettato la tregua proposta dagli Stati Uniti».
«Nei prossimi 60 giorni il governo libanese riprenderà il controllo del proprio territorio. A Hezbollah, o quel che ne resta, non sarà consentito di minacciare più la sicurezza di Israele. Quest’ultimo ha ora vantaggi tattici sufficienti che ne possono assicurare la sicurezza a lungo termine».
«Anche a Gaza serve una tregua urgente, la popolazione civile sta vivendo un inferno, ma Hamas rifiuta l’accordo. L’unica via verso il cessate il fuoco è la liberazione degli ostaggi nelle mani di Hamas. Nei prossimi giorni, gli Usa lanceranno un’altra iniziativa insieme a Turchia, Egitto, Qatar, Israele e altri Paesi per raggiungere un cessate il fuoco, il rilascio degli ostaggi e la fine della guerra. Gli Stati Uniti restano pronti a raggiungere un accordo storico con l’Arabia Saudita».
Gli Usa, «insieme alla Francia e altri, forniranno la necessaria assistenza per garantire che questo accordo sia implementato a pieno e in maniera efficace. Se Hezbollah violerà l’accordo, Israele avrà diritto alla difesa. Questo accordo ci dice che la pace è possibile».
“Un futuro più stabile e sicuro”
Il portavoce dell’Onu Farhan Haq si dimostra ottimista: «Tutti gli sforzi verso una soluzione diplomatica al conflitto tra Libano e Israele devono essere incoraggiati e sollecitiamo le parti a cogliere questa opportunità per compiere passi verso un futuro più stabile e sicuro. Qualora si raggiungesse un accordo, il coordinatore speciale per il Libano e missione Onu, Unifil, sono pronti a supportarne l’attuazione, nell’ambito dei rispettivi mandati».
«Il cessate il fuoco è un passo fondamentale verso la stabilità regionale», si augura il premier libanese Najib Mikati, poco dopo l’annuncio della tregua tra Israele ed Hezbollah.
“Errore storico”
Il ministro israeliano della Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, si oppone a «un errore storico», pur precisando che il suo partito Otzma Yehudit (di estrema destra) si dimetterà per protesta. «Questo non è un cessate il fuoco. È un ritorno al concetto di quiete per quiete, e abbiamo già visto dove questo porta».
Ma dietro l’attacco potrebbe esserci anche la volontà di Israele di spingere l’Unifil a lasciare il territorio, per non avere testimoni durante i combattimenti: le Nazioni Unite hanno già denunciato l’uso di armi chimiche vietate come il fosforo bianco.