Il giorno dopo la morte di Ramy Elgaml e i disordini al quartiere milanese del Corvetto, striscioni e scritte sui muri ricordano il 19enne egiziano schiantatosi con lo scooter nel corso di un inseguimento dei Carabinieri. Specialista in tempi comici, il sindaco Beppe Sala invece inaugura il nuovo Welcome center per l’integrazione dei migranti e la butta in politica.
«Quello che è successo richiama la nostra attenzione, ma non ci fa deviare. Capisco che alla destra piaccia fomentare queste situazioni, ma sono qui oggi per continuare a dire che Milano resterà una città accogliente. Le migrazioni ci sono sempre state e sempre ci saranno. Ma le regole vanno rispettate. Nessuno di noi ha cercato di dare responsabilità agli altri. Stiamo dalla stessa parte. Se sono stati fatti degli errori ci saranno delle conseguenze».
Si fa più onore il padre di Ramy, Yehia Elgaml: «Siamo lontani da quanto accaduto e ci impegniamo a rispettare la legge nel nostro secondo Paese, l’Italia. Abbiamo fiducia nella magistratura italiana e non vogliamo vendetta, ma solo sapere ciò che è successo. Ci dissociamo da tutti i violenti, ringraziamo tutti per la loro vicinanza, soprattutto gli italiani: mio figlio ormai era più italiano che egiziano».
«Chiedere chiarezza su cosa è accaduto è giusto, non c’è niente di male, ma i vandalismi no, non sono giustificabili», aggiunge Aly Harhash, 61 anni, presidente della comunità egiziana della Lombardia alla quale appartiene la famiglia di Ramy. Anche Harhash vive nella stessa zona multietnica, segnata da anni di degrado, abusivismo e precarietà.
Sala si limita a commentare: «Ho apprezzato molto le sue parole e quelle della fidanzata. Li rintracceremo per invitarli a Palazzo Marino». Stamattina arriverà a Milano il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi per un vertice in Prefettura. «Il Corvetto è un quartiere delicato, ne siamo consapevoli ma ci stiamo lavorando attraverso tante associazioni. È un quartiere più difficile di altri, senza buttare nessuna croce addosso al Corvetto ma tutte le situazioni vanno affrontate. A slogan non si va da nessuna parte».
“Emergenza baby gang”
Matteo Salvini evoca una «emergenza nazionale. Penso che anche il Parlamento dovrà prestare maggiore attenzione sulle seconde generazioni e le baby gang, figli di cittadini stranieri, ragazzi nati in Italia che però non si sentono parte di questo Paese. Per questo motivo, non possiamo permetterci di perdere nemmeno un poliziotto o un carabiniere».
«Serve anche che la giustizia faccia il suo corso, perché 70 teppisti che lanciano sassate contro i carabinieri non possono essere considerati semplicemente giovani esuberanti: è un crimine. È fondamentale che, quando le forze dell’ordine li arrestano, la giustizia non li faccia uscire tre ore dopo».
“Milano fuori controllo”
Per il governatore lombardo Attilio Fontana «sono situazioni molto preoccupanti che purtroppo si erano già viste in altri Paesi. C’è una parte della popolazione, soprattutto giovani di seconda e terza generazione, che non si integra e che manifesta la rabbia con queste forme di ribellione che sono estremamente preoccupanti e alle quali bisognerà non fare finta di niente».
I coordinatori regionali del centrodestra attaccano l’amministrazione meneghina: «Non si può non accorgersi che Milano è ormai una città fuori controllo. È il risultato di una città abbandonata a se stessa».