Il Partito democratico fa autogol alla fiaccolata per Ramy Elgaml al quartiere milanese del Corvetto. Tentare di fare un simbolo o, peggio, un eroe del 19enne morto in scooter in un inseguimento dei carabinieri non ha per niente trovato il favore dei centri sociali scesi in strada.
Quando la consigliera regionale dem Carmela Rozza si è presentata per assicurare: «Potete contare su di me, in periferia non c’è rabbia ma tanta energia positiva; i giovani dei quartieri popolari devono avere tutte le opportunità possibili e le istituzioni devono essere vicine», è partita una selva di fischi. «Propaganda elettorale anche qua?», si è indignato un giovane.
“Lotta per l’uguaglianza”
A seguire il vibrante commento di una ragazza dei Giovani Palestinesi: «La storia di Ramy è parte di una narrazione più ampia contro il razzismo e il classismo. La questione non è solo quella di una vita persa, ma di una continua lotta per l’uguaglianza».
Nessuno avrebbe voluto la morte del 19enne, sia ben chiaro da una parte e dall’altra. Ma non fermarsi a un posto di blocco e fuggire a folle velocità, anche contromano, pur di seminare la gazzella, come poteva essere interpretato dalle forze dell’ordine? E se in quella folle corsa avessero investito qualcuno, un anziano che portava fuori il cane, un rider o chi altro?
I paradossi
Alla fiaccolata, pare che molti abbiano sostenuto ipotesi al limite del paradossale per giustificare i due ragazzi inseguiti dai carabinieri. Per uno, la catenina strappata ritrovata addosso ai ragazzi sarebbe stata rotta dalla sorella di Ramy. Gli oltre 1000 euro in contanti trovati nelle tasche dei due fuggiaschi? Una cifra “normale” per fare baldoria una notte a Milano.
Per fortuna, nessuno scontro né atto di vandalismo: tanti striscioni per ricordare Ramy e alcuni murales contro le forze dell’ordine. Ma la tensione in uno dei quartieri più polveriera del Paese resta altissima.