“Sbagliato modificare i libretti, la cultura woke è la dittatura del pensiero. Sbagliato gesticolare sul palco: non senti la musica, vedi il direttore”. Così esordisce Riccardo Muti in un’intervista al Corriere della Sera.
Ovviamente gli viene chiesto subito se sia di destra, come se andare contro la cultura woke implichi necessariamente appartenere a un partito. Ma, in realtà, significa solo essere dotati di buonsenso: “Deluso dal governo? Perché dovrei esserlo? Al di là delle critiche che si possono fare, è un governo che cerca di fare bene. Alla fine lo giudicheremo. Io sono una persona libera di pensiero. Non ho mai avuto protettori politici, sponsor, manager. La mia ‘carriera’ è stata determinata dalle orchestre. Prima ho diretto il Maggio musicale fiorentino, poi la Filarmonica di Londra, quindi la Sinfonica di Philadelphia. Sono direttore emerito a vita dell’orchestra di Chicago, una carica che prima non esisteva. Collaboro ininterrottamente da 54 anni con la Filarmonica di Vienna”.
Poi una stoccatina alla Rai, visto che quest’anno dirige il concerto di Capodanno: “Per la settima volta, ed è un grande onore. Peccato che la Rai, a differenza di molti altri Paesi, non lo trasmetterà in diretta”.
Rivela anche un qualcosa di inaspettato e, oltre alla precedente frecciatina alla Rai, Muti ne lancia una anche al Papa: “Non ne posso più dell’acuto di Vincerò. La musica italiana merita più rispetto. Abbiamo reciso le nostre radici, non sappiamo più chi siamo. E anche nel Vaticano di Papa Francesco si fa poca musica”. Ringraziamo che ci sono ancora uomini come lui, che non hanno paura di dire quello che pensano.