Carlos Tavares si è appena dimesso da amministratore delegato di Stellantis, sia per le divergenze sul futuro dell’azienda con altri dirigenti, sia per il crollo sul mercato statunitense. È una scossa tellurica che aggiunge benzina sul fuoco del periodo nero della discendenza Agnelli, in particolare John Elkann, sotto inchiesta insieme ai fratelli per presunti brogli sull’eredità dell’Avvocato. Senza contare che si vocifera di una liquidazione pari a 100 milioni di euro per l’ex ad.
Sul Corriere della Sera, Andrea Rinaldi traccia una lucida analisi del contesto in cui è maturata la scelta di Tavares.
“La crisi dell’auto ha colpito l’industria e il suo indotto in tutta Europa e negli Usa, in questo momento, si trova a fare i conti con una catena del valore alle prese con una trasformazione epocale, che i costruttori non sembrano in grado di governare. Il presidente del cda di Stellantis, John Elkann, oggi, dopo la cacciata di Carlos Tavares, è posto davanti a delle scelte fondamentali per il futuro della sua società”.
Il rafforzamento dell’asse franco-italiano
“Recentemente Elkann ha dichiarato di non cercare di consolidarsi con altri costruttori poiché era concentrato sulla sua attuale attività, che non contemplava possibili distrazioni. Come Stellantis considera di avere una dimensione sufficientemente competitiva che nasce proprio da diversi rafforzamenti, come dalla fusione tra Psa (Peugeot/Citroën) e Fca (Fiat/Chrysler), e di non avere intenzione di cedere nessuno dei suoi 14 marchi, in particolare ai rivali cinesi. Anzi, ha sempre rivelato di voler restare fedele al rafforzamento dell’asse franco-italiano, con lo stesso spirito del nonno. Crede nelle virtù del capitalismo famigliare, un modo per ricordare l’eredità spirituale dell’Avvocato”.
“Tavares esce dopo uno scontro forte. Le sue opinioni sul futuro della casa automobilistica divergevano completamente, proprio lui che ha percepito uno stipendio di circa 40 milioni di euro all’anno e dovrebbe essere liquidato con una cifra che si potrebbe avvicinare ai 100 milioni. Ma gli ha lasciato in retaggio gli stabilimenti di Pomigliano, Mirafiori, Cassino, Melfi chiusi sino ai primi di gennaio 2025, dopo aver portato quasi tutta la produzione all’estero, di Grande Panda, Lancia Ypsilon, Alfa Junior, Fiat Tipo, Fiat 500 benzina, Fiat 600, Topolino, Jeep Avenger”.
Ricavi in calo del 27 per cento
“Con le vendite in caduta libera a ottobre (vicino al -17%, poco meno di 130mila vetture vendute in Europa, una quota di mercato del 14,4% contro il 17,4% di un anno fa). Nel terzo trimestre 2024 Stellantis aveva già visto contrarsi del 27% i ricavi, a 33 miliardi di euro, a causa di un indebolimento delle consegne e all’impatto dei prezzi e dei cambi sfavorevoli. John dovrà decidere se abbandonare — provvisoriamente — la mobilità elettrica pura e portare avanti le auto ibride. Potrà esercitare attraverso un comitato esecutivo, di cui lui sarà presidente, con una «testa ponte» per guidare l’ordinaria amministrazione”.