Palazzo Madama promuove la fiducia chiesta dal governo sul Dl Flussi, che diventa legge dello Stato. Il nodo è l’ingresso dei lavoratori stranieri non appartenenti all’Unione Europea, con la stima numerica di quanti possano entrare nel nostro Paese per lavorare, sia in modo stagionale sia stabile, calcolata secondo le esigenze del mercato del lavoro.
A parere di chi è favorevole al decreto, risponderebbe al bisogno di manodopera in settori fondamentali per l’economia come l’agricoltura, il turismo e l’assistenza familiare. Allo stesso tempo, regolerebbe i flussi migratori legali, cercando di limitare i clandestini e contrastare fenomeni come il lavoro nero e lo sfruttamento.
Digitalizzazione delle procedure
Nel Decreto Flussi 2025, previsto dal Decreto Legge 145/2024, si leggono delle novità. La prima riguarda la digitalizzazione delle procedure: d’ora in poi, tutto dovrà essere fatto online, dalla richiesta del nulla osta per l’ingresso dei lavoratori stranieri fino alla firma dell’accordo di integrazione, che sarà completamente digitale.
Contrarie le Ong: “Questa normativa mira a indebolire il dovere giuridico di segnalare la presenza di imbarcazioni in difficoltà e si teme inoltre che si stia tentando di trasformare questi stessi aerei in strumenti al servizio del sistema di intercettazione marittima della guardia costiera libica. Oltre a ciò, si inaspriscono ancora di più le misure punitive per le navi delle Ong Sar previste nel Decreto Piantedosi”.
“Anzitutto, nonostante la durata del primo fermo amministrativo della nave possa ora essere modulata tra 10 e 20 giorni in base alla gravità della violazione, viene comunque prescritta l’interdizione alla navigazione in attesa dell’adozione dell’ordinanza prefettizia. Questo, di fatto, aggiunge ulteriori giorni di inattività per la nave, senza possibilità di impugnazione. Inoltre, una reiterazione della violazione avvenuta fino ai 5 anni precedenti, fa scattare l’inasprimento delle misure sanzionatorie, non solo se la reiterazione avviene da parte dello stesso comandante, ma anche da parte dello stesso proprietario della nave o dello stesso armatore”.
“Si tratta di una norma peggiorativa della situazione attuale: è più volte capitato, infatti, che le navi Ong venissero fermate in base a false dichiarazioni della guardia costiera libica senza nemmeno verificare tutte le registrazioni di conversazioni e scambi di e-mail e messaggi radio portati dalle stesse Ong”.
“In secondo luogo, estendere la reiterazione al proprietario della nave o all’armatore rende più severo l’effetto delle sanzioni, perché sulle navi Ong un comandante tende a cambiare più spesso rispetto all’armatore o al proprietario della nave. A questo si aggiunge che il decreto riduce i termini per presentare ricorso ai fermi imposti alle navi Ong, stabiliti dal Decreto Piantedosi”.
“Ancora una volta sembra che lo scopo sia quello di rendere la vita impossibile a chi salva vite umane e testimonia le violazioni del diritto internazionale che avvengono quotidianamente nel Mediterraneo Centrale. Un’altra legge dannosa, propagandistica e disumana, oltreché palesemente illegittima”.
Il problema del diritto internazionale
“Il governo infatti continua a provare ad aggirare il Diritto internazionale tramite leggi ordinarie, decreti, regolamenti e prassi amministrative, tentando di infliggere nel breve periodo il più grave danno possibile a chi attraversa il mare e a chi soccorre. Quello che ci aspettiamo è un aumento di morti in mare ma ancora una volta questo decreto non fermerà la solidarietà di chi come noi, prova davvero a fare qualcosa per mitigare la sofferenza altrui“.