Non vuole apparire e preferisce parlare nell’anonimato, ma un alto funzionario della Nato lancia un allarme per una «campagna costante di attacchi cyber, ibridi e di sabotaggio».
In possesso di un dossier, questa fonte interna all’Alleanza Atlantica spiega che le maggiori responsabilità riguarderebbero Russia e Cina, ma anche l’Iran e la Corea del Nord sarebbero coinvolte. Pechino avrebbe «pre-posizionato software malware nelle infrastrutture critiche con intenzioni sia di spionaggio che di frizione al sistema». La Russia sarebbe invece attiva in operazioni di sabotaggio, «con un crescente appetito a causare danni a strutture e alla vita delle persone».
“Milioni ogni giorno”
La minaccia costringerebbe ad aggiornare la strategia alleata per lo scenario ibrido, ferma al 2015 e dunque «non più rilevante. Se parliamo di attacchi cyber contro aziende come Google, banche o strutture governative, sono milioni ogni giorno: l’opinione pubblica deve comprendere l’entità del fenomeno».
I Paesi della Nato dipendono da una rete estesa di tubature e cavi sottomarini, in tutto circa un milione di chilometri. Però non è indispensabile alla Russia. Infatti Mosca, sin dal periodo sovietico, ha finanziato un programma molto esteso e ad alta tecnologia, mascherato da progetto scientifico, per mappare di nascosto la rete.
«L’hanno finanziata anche negli anni ’90, quando erano in difficoltà. Il programma russo prevede la possibilità di piazzare cariche esplosive negli snodi cruciali della rete».
Il minaccioso asse Mosca-Pechino
Preoccupa in particolar modo l’eventuale collaborazione tra la Russia e la Cina in questa campagna, in nome della partnership senza limiti siglata tra Vladimir Putin e Xi Jinping. «Abbiamo visto due danneggiamenti da parte di navi cinesi: una aveva un capitano russo, un’altra era partita da un porto russo; non ho prove per dire che sia coordinato, ma non sono un ingenuo, questo è quello che potrebbe essere la partnership senza limiti».
La Nato sta monitorando: «Obiettivo, raccogliere le informazioni e individuare modelli e tendenze. Perché un incidente a un convoglio che porta aiuti militari all’Ucraina in Olanda è una cosa, in 7 Paesi diversi è uno schema». Il funzionario conclude rassicurando sulle opzioni di risposta agli attacchi, «che comunque già ci sono e già vengono usate».