Volevano assassinare Giorgia Meloni. Gli affiliati della cellula neonazista “Werwolf division” programmavano un attentato a Montecitorio, come rivela un’indagine della Procura di Bologna, che ha disposto l’arresto di dodici persone con l’accusa di terrorismo, detenzione illegale di armi, ma anche propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razionale, etnica e religiosa.
Codesti fanatici pianificavano le loro azioni su Telegram e imputavano alla premier di essere una “traditrice, fascista finché non è salita al potere“.
In un’intercettazione dello scorso anno uno degli indagati, Salvatore Nicotra, delirava: “Le sparo un colpo in testa, concubina di Sion”.
“C’è un albergo davanti al Parlamento. Da lì puoi sparare un colpo dall’alto”. Risulta che Nicotra cercasse un cecchino, “un palestinese che può fare al caso nostro”.
Il piano comprendeva attività di dossieraggio, ricerca e sopralluoghi tra Montecitorio e Palazzo Chigi. Secondo i pm, la cellula bolognese di “Werwolf division” aveva avuto contatti con alcuni vertici di Forza Nuova e con diversi jihadisti.
L’obiettivo
Tra i loro obiettivi, creare una rete allargata anche ai neonazisti dell’ordine di Hagal. Dalle intercettazioi, filtra l’ipotesi che Nicotra si sia espresso così: “Io vi stavo addestrando perché volevo unirci appunto all’ordine di Hagal, cioè a Forza Nuova e a quegli altri”.
“Vogliamo unirci a Forza Nuova e agli altri per andare giù a Roma a fare un colpo di Stato al Parlamento. Volevo dare un fucile ciascuno, addestrati a dovere per fare la guerriglia. Io non ho nulla da perdere. Sono pronto a morire“.
Un ex leghista
Tra gli arrestati spiccano i nomi di Daniele Trevisani, noto come “il comandante”, il fratello Federico Trevisani, Andrea Ziosi indicato come “l’editore”, Salvatore Nicotra, “l’istruttore”.
Il canale Telegram era stato in un primo momento chiuso, per poi essere riaperto con un altro nome. Tra gli indagati apparirebbe anche Fabio Tuiach, ex consigliere comunale di Trieste ed ex leghista poi transitato in Forza nuova, da cui era stato espulso.