I vertici Rai provano a glissare sulla sentenza del Tar della Liguria che ha cassato l’indissolubità del marchio “Festival della canzone italiana” dall’assegnazione diretta alla tv pubblica. «Una azione di disturbo», fanno spallucce. Ma le poltrone che contano nella tv di Stato sono attraversate da una scossa elettrica, con reazioni discordanti.
Si tenta per esempio di buttarla sul piano economico: «Ma a chi può interessare svenarsi per impostare da zero un Festival a Sanremo?», dibattono a viale Mazzini. «Noi abbiamo una macchina già rodata: il nostro battage pubblicitario parte mesi e mesi prima».
Il cerino al Comune di Sanremo
La Rai farà ricorso al Consiglio di Stato. Se confermasse la sentenza? Ovviamente la Rai potrebbe partecipare al bando. Il cerino passerebbe n mano al Comune di Sanremo, proprietario del marchio. Potrebbe appellarsi all’esperienza consolidata nell’organizzazione della kermesse. «E noi, oltre al Festival», si difende l’ente radiotelevisivo, «abbiamo fatto l’Eurovision Song Contest a Torino, partendo da zero».
«Siamo sicuri», si domanda un dirigente Rai. «che chi vincesse, resterebbe a Sanremo, dove si paga un mucchio di soldi per usare un teatro piccolo, ci si arrangia in strutture fatiscenti e per arrivarci si deve pure passare da Nizza?».
Chi pagherebbe?
«Quanto alla Rai», osserva un altro manager, «se perdesse il marchio, un Festival di canzoni lo potrebbe organizzare davvero ovunque. Con il nostro format potremmo anche farlo itinerante, sfruttando le migliori strutture. E magari facendoci pagare dagli enti locali interessati, anziché pagare noi».
Ideona smentita dal tramonto di eventi vagabondi come Un disco per l’estate e il Festivalbar. Quanta presa avrebbe un Festival che, al di là di tutta questo intrico di interessi, è sicuramente indissolubilmente legato al teatro Ariston? Ce lo immaginiamo un Sanremo altrettanto d’atmosfera in un qualunque Palasport o simili? Ricordiamo che il tentativo di spostarlo nel tendone del Palafiori, nel 1990, ebbe modesto esito.
Ultima ipotesi, definita ieri «suggestiva» da un esponente di governo, sarebbe dichiarare Sanremo «patrimonio culturale» per legge, in modo da attribuire la sua organizzazione in via esclusiva al servizio pubblico. Ipotesi che il Tar ligure ha escluso.