Il filosofo Leonardo Caffo è stato recentemente condannato a quattro anni di reclusione dal Tribunale di Milano per maltrattamenti e lesioni aggravate nei confronti della sua ex compagna. La sentenza prevede, oltre alla pena detentiva, l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni e una provvisionale di 45.000 euro a favore della vittima. La Procura aveva richiesto una pena ancora più severa, sottolineando il comportamento processuale dell’imputato, descritto come teso a screditare la parte offesa per proteggere la propria immagine pubblica.
In seguito alla condanna, Caffo ha rilasciato dichiarazioni provocatorie, affermando di essere stato “colpito per educarne mille”; speriamo, vien da dire.. La vicenda ha attirato particolare attenzione perché il filosofo, nonostante le gravi accuse già pendenti, era stato invitato dalla scrittrice e influencer sui social media, Chiara Valerio, a partecipare alla fiera Più libri più liberi, dedicata quest’anno alla memoria di Giulia Cecchettin, vittima di femminicidio. Questo invito ha sollevato polemiche che hanno portato Caffo a ritirarsi dall’evento e autori come Zerocalcare ad annullare la propria partecipazione in segno di protesta.
Un’etica a due velocità
L’episodio mette in luce una realtà scomoda: l’applicazione arbitraria dei principi morali in certi circoli culturali. Invitare un condannato per violenza domestica a un evento simbolicamente legato alla lotta contro la violenza di genere è un errore evidente, che rivela un preoccupante doppio standard. Sembra quasi che esista una zona franca per chi appartiene al mondo intellettuale, dove le regole comuni possono essere sospese in virtù di amicizie o affinità culturali.
A rendere ancora più difficile da digerire la vicenda è il fatto che Chiara Valerio, più volte, ha rivendicato pubblicamente la sua vicinanza intellettuale e amicale con Michela Murgia, una figura che ha incarnato valori come la giustizia sociale, il femminismo e la lotta contro ogni forma di oppressione. Eppure, questa vicinanza sembra in netto contrasto con la decisione di sostenere, anche indirettamente, un personaggio come Caffo. Bella coerenza.
Il problema del privilegio intellettuale
Non è la prima volta che si assiste a simili paradossi nei circoli intellettuali italiani. La tendenza a proteggere i “propri” a scapito della coerenza morale è un problema che mina profondamente la credibilità di chi si presenta come portavoce di valori universali. Casi come questo dimostrano quanto il privilegio intellettuale possa tradursi in indulgenza e protezione verso comportamenti altrimenti inaccettabili.
La cultura non può essere ipocrisia
Se la cultura e l’impegno sociale devono avere un ruolo significativo nella società, è necessario che chi se ne fa promotore agisca con una coerenza impeccabile. Difendere valori come la giustizia, il rispetto e la lotta alle disuguaglianze significa applicarli sempre e comunque, senza scivolare in pericolosi favoritismi.
Il legame rivendicato da Chiara Valerio con figure come Michela Murgia, che hanno costruito la loro reputazione sulla lotta per una società più giusta, rende ancora più intollerabile questa vicenda. Non si può proclamare un messaggio progressista e allo stesso tempo legittimare o tollerare scelte che lo contraddicono.
Il caso Caffo-Valerio non è solo un errore di gestione; è un campanello d’allarme per un intero sistema intellettuale che rischia di perdere credibilità. Una riflessione seria e una revisione dei comportamenti sono indispensabili, se si vuole evitare che la cultura diventi sinonimo di ipocrisia e opportunismo.
P.S.: molti di voi non sapranno chi sono questi personaggi osannati dalle pagine culturali dei giornali. Non vi preoccupate, non vi siete persi nulla.