Home CRONACA L’amico di Ramy: “Non ho perso il controllo dello scooter, ho sentito...

L’amico di Ramy: “Non ho perso il controllo dello scooter, ho sentito una spinta da dietro”

Milano. Omaggi a Ramy Elgaml al Corvetto, il quartiere dove abitava - Fonte: Ipa - Dillingernews.it

Fares Bouzidi, il ragazzo alla guida dello scooter inseguito dai carabinieri in una corsa costata la vita a Ramy Elgaml, è stato interrogato dalla gip Marta Pollicino per circa due ore. La sua versione è: «Siamo stati urtati, ho sentito come una spinta violenta e siamo volati via. Poi mi sono svegliato in ospedale. Non ho perso io il controllo dello scooter, ho sentito un urto, una spinta da dietro».

Il suo avvocato Marco Romagnoli, che lo assiste insieme alla collega Debora Piazza, riferisce che Fares «ha risposto con difficoltà a tutte le domande, ha confermato di essere stato stato urtato dall’auto dei carabinieri».

“Ho avuto paura, non avevo la patente”

Il ragazzo sostiene di essere scappato dai carabinieri, «ma non a un alt: ho incrociato la macchina, ma ho reagito scappando quando si sono avvicinati perché ho avuto paura, non avevo la patente. Loro sono venuti dietro, ho accelerato e loro ancora dietro».

Fares ha raccontato che quella sera lui e Ramy erano in giro con amici, avevano lasciato la zona di Porta Venezia per spostarsi intorno a corso Como e avevano intenzione di riunirsi al loro gruppo.

“Non mi sono accorto che Ramy aveva perso il casco”

«Una normalissima serata tra ragazzi», per l’avvocato Romagnoli. Bouzidi ha anche spiegato che la catenina che aveva al collo era sua e non frutto di rapina e ha mostrato le foto dell’estate scorsa per dimostrare di averla già allora. «Non mi sono accorto che Rami aveva perso il casco. Speravo di trovare un momento per fermarmi o rallentare e farlo scendere».

Al termine dell’interrogatorio, i legali di Bouzidi hanno chiesto al giudice la revoca della misura cautelare dei domiciliari per resistenza a pubblico ufficiale, per le condizioni di salute del 22enne, arrivato in stampelle oggi al Palazzo di Giustizia.

Stamattina l’ufficio del pm Marco Cirigliano ha affidato l’incarico per la consulenza cinematica, essenziale per capire la dinamica dello schianto all’incrocio tra via Ripamonti e via Quaranta. Il consulente avrà 45 giorni di tempo per redigere una ricostruzione dei fatti sulla base degli atti a disposizione.

Al consulente della procura verranno forniti i rilievi delle telecamere, le planimetrie e i verbali raccolti anche dalla polizia locale. Le operazioni iniziano il 20 dicembre.

L’indagine si è in questi giorni estesa anche ad altri carabinieri coinvolti nell’inseguimento. Un testimone avrebbe assistito all’incidente e avrebbe filmato l’urto con il cellulare. Ha anche raccontato che degli uomini in divisa gli avrebbero intimato di cancellare i video. Per questo, parallelamente all’ipotesi di omicidio stradale, si profila quella di depistaggio.

Articolo precedenteLa Notizia non “striscia” più? Cronache dal rapporto annuale Mediaset
Articolo successivoLe dimissioni di Ruffini: un segnale contro il personalismo in politica