Home CRONACA Le dimissioni di Ruffini: un segnale contro il personalismo in politica

Le dimissioni di Ruffini: un segnale contro il personalismo in politica

L'ex direttore dell'Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini, 55 anni - Fonte: Ipa - Dillingernews.it

Con una dichiarazione densa di significato, Ernesto Maria Ruffini (Il direttore dell’Agenzia delle Entrate) ha annunciato le sue dimissioni, ponendo l’accento su un tema cruciale per la politica contemporanea: il rischio di ridurre il dibattito pubblico a un “gioco di società” dominato da personalismi e ambizioni individuali. “Non condivido il chiacchiericcio che scambia la politica per un gioco di società, le idee per etichette ed il senso civico per una scalata di potere”, ha affermato, rivendicando la sua scelta come un atto di coerenza e autenticità.

Un messaggio contro i “salvatori della Patria”

Ruffini non si è limitato a dimettersi, ma ha lanciato una critica diretta a una delle dinamiche più comuni della politica italiana: la figura del “salvatore della Patria”. La sua affermazione che “affidarsi a sedicenti salvatori della Patria non è un buon affare” è un monito contro il rischio di semplificazioni populiste che, troppo spesso, puntano tutto su leader carismatici anziché su progetti collettivi e condivisi. In un contesto in cui il personalismo sembra essere la regola, Ruffini ribadisce il valore della collaborazione e della partecipazione come strumenti per un cambiamento reale.

Dimissioni come atto di coerenza

Ruffini ha spiegato che lasciare il suo ruolo è stato “l’unico modo per rimanere me stesso”. Una frase che trasmette non solo una decisione personale, ma anche un messaggio politico: la necessità di anteporre l’integrità e i principi alla convenienza e alla permanenza nelle posizioni di potere. È un gesto raro in una classe dirigente che spesso si aggrappa al ruolo a prescindere dalle condizioni e dai risultati.

La forza della collettività

Nel sottolineare di credere “nella forza delle persone che collaborano per un progetto comune”, Ruffini si distacca nettamente da una visione individualista della politica. Questo approccio richiama i fondamenti di un senso civico che si è perso in molte parti della scena politica, dove prevalgono protagonismi e logiche di potere personale.

Un segnale per il futuro della politica

Le dimissioni di Ruffini rappresentano un atto che potrebbe spingere a una riflessione più ampia. La sua critica al “chiacchiericcio” e alla superficialità con cui spesso si affrontano temi complessi è un invito a ripensare il ruolo della politica come servizio alla collettività, piuttosto che come strumento di autorealizzazione individuale.

Il suo gesto potrebbe ispirare altri a considerare la politica non come una lotta per il potere, ma come un’opportunità per costruire progetti condivisi, restituendo centralità ai cittadini. In un periodo storico in cui la fiducia nelle istituzioni è ai minimi, l’uscita di scena di Ruffini non è solo un addio, ma un messaggio che potrebbe risuonare oltre il momento contingente.

Articolo precedenteL’amico di Ramy: “Non ho perso il controllo dello scooter, ho sentito una spinta da dietro”
Articolo successivoBlasi e Toffanin litigano a morte per colpa di Diletta: Leotta nuova conduttrice dell’Isola e a Ilary resta solo raccontare cazzate su Netflix